In questi primi giorni estivi sarà capitato a tutti di osservare più da vicino e con più frequenza uno dei quattro elementi: l’acqua. Non che durante le altre stagioni sia presente con meno frequenza nelle nostre vite, ma forse in questi giorni ci accorgiamo più della sua forza e della sua costanza. Gli acquazzoni del pomeriggio, i temporali che si scatenano e finiscono in un giro di lancette, la forza delle onde che hanno praticamente cancellato un pezzo della vostra spiaggia preferita, le rapide di un fiume da fare in canoa, le cascate di una sorgente che hanno levigato le rocce tutt’intorno.
La forza dell’acqua è così evidente che forse non la si vede più. Se guardiamo meglio, però, questo potente eppur fragile elemento può essere davvero sorgente di vita e fonte d’ispirazione. Lo è stato per Bruce Lee, famosissimo attore, professionista di arti marziali, filosofo e regista. Nel libro Bruce Lee: Artist of Life (Bruce Lee: artista di vita), sono raccolti lettere, appunti e testimonianze di varie riflessioni che Bruce Lee fa a proposito della vita, delle difficoltà, delle gioie e delle sorprese che l’esistenza può riservare ad ognuno. In alcune di queste pagine, Bruce Lee fa proprio riferimento alla forza dell’acqua, al suo potere nella sua debolezza, alla costanza del suo moto, al suo incessante continuare, scorrere, non fermarsi.
Parte da un’esperienza semplice, una giornata no all’allenamento. Decide di uscire in barca per fare un po’ di meditazione e pensare come migliorare la sua tecnica del Kung fu. Rabbia e frustrazione a tratti prendono il sopravvento e, in uno scatto d’ira, scaglia un pugno sulla superficie dell’acqua. Eureka! Ecco la soluzione. “Non era forse proprio l’acqua la vera essenza del Kung fu?”. L’acqua che all’urto del pugno non aveva sofferto, era stata colpita di nuovo, ma non ferita. Bruce Lee ne prende un po’ fra le mani, ma scivola via. “L’acqua, la sostanza più impalpabile che può essere contenuta in una brocca, sembrava essere soltanto debole. In realtà, poteva penetrare la più resistente sostanza del mondo. Ecco! Volevo essere come l’acqua”.
Cosa vuol dire, allora, essere come l’acqua? Avere la forza di assorbire l’urto e di ritornare liscia e compatta, la capacità di riflettere l’esterno, assorbirlo, e restare sé stessa, continuare a scorrere nei letti dei fiumi più impervi, scendere a cascata e non urlare di paura ma sussurrare una dolce melodia, infrangersi contro le rocce e i muri, incessantemente senza stancarsi, levigare gli angoli e smussare gli spigoli taglienti. Essere come acqua significa “non avere forma ma adattarsi ai contenitori, riscaldarsi e diventare vapore che, seppur invisibile, ha comunque la forza di spezzare la terra, ghiacciarsi e diventare una solidissima roccia”.
Per Bruce Lee, attingere alla filosofia del Kung fu, significa bere ad una fonte di acqua freschissima per assorbirne forza e tenacia cosicché ogni singola cellula del corpo possa continuare a vivere, agitarsi e continuare a farlo senza ferirsi, scomparire o mollare. Diventare acqua significa “accettare me stesso assecondando e non andando contro la mia natura”.