Il nostro amore è come Bisanzio
deve essere stata
l’ultima sera. Deve esserci stato
immagino
un riflesso sui visi
di quelli che affollavano le vie
o stavano in gruppetti
negli angoli di strada e nelle piazze
e parlavano insieme a bassa voce
doveva somigliare a quel riflesso
nel viso tuo
quando te ne scosti i capelli
e mi guardi.
Immagino che non abbiano parlato
molto, e di cose
del tutto indifferenti,
che abbiano tentato di parlare
e si siano arrestati
senza aver detto ciò che desideravano
e abbiano tentato ancora
e rinunziato ancora
e si siano guardati
e chinato lo sguardo.
Antichissime icone per esempio
portano quel riflesso
come il riflesso d’una città in fiamme
o quel riflesso che una morte imminente
lascia sulle fotografie dei morti giovani
nella memoria dei sopravvissuti.
Quando mi volto verso di te
nel letto, ho l’impressione
d’entrare in una chiesa
che è bruciata
da molto tempo
e dove il buio negli occhi delle icone
è rimasto
colmo di quelle fiamme che li cancellarono.
Herick Nordbrandt
Solo. Nella coppia come nella vita.
Una delle costanti dell’opera di Henrick Nordbrandt è proprio la solitudine a cui si accompagna un diffuso senso di spaesamento. Classe 1945, il nostro poeta è stato riconosciuto fin dal suo esordio, nel 1966, come uno dei maggiori talenti del suo paese, arrivando a rappresentare oggi una voce di prim’ordine, forse la più significativa del panorama letterario danese contemporaneo.
Leggendo la sua opera complessiva, ritroviamo l’amore come un tema molto ricorrente. Tuttavia, coerentemente con le peculiarità della sua ispirazione poetica, anche il più dolce dei sentimenti è solcato da una profonda vena di isolamento, vive lontano ed emarginato rispetto all’oggetto del desiderio.
In questi versi l’autore riporta la sua esperienza di profondo conoscitore dell’Oriente mediterraneo. Infatti, con una metafora calzante ed esatta Nordbrandt propone un’immagine di decadenza e di spegnimento della passione amorosa. Le macerie di Bisanzio, i segni sui visi di quelle persone sono gli stessi che il poeta riconosce sul volto dell’amata.
La morte sul volto dei vivi, il disagio per chi resta dopo la distruzione, il ghiaccio sotto il calore delle fiamme. Flash fortissimi, fotogrammi di una tragedia, le cui conseguenze sono riflesse per sempre negli sguardi dei sopravvissuti.
Ecco, l’amore che lega i protagonisti dei versi proposti è Bisanzio dopo la presa da parte dei Turchi.
La donna è in ultima istanza paragonata ad una chiesa, una chiesa bruciata, nera della cenere delle fiamme, il simbolo di cicatrici che nessuna calce potrà rimarginare.
Gli occhi della donna sono privi della luce, bui, ma il nero attesta un mondo antecedente che le fiamme hanno cancellato.