“Spesso una voce incognita
mi dice: – O giovinetto,
perché dolente hai l’anima,
e pallido l’aspetto?
Di desidèri inutili,
oh, non ascolta il grido;
l’aura che vien dagli uomini,
amico, è un verbo infido!”
Emilio Praga è da molti considerato uno tra i poeti scapigliati che incarnò maggiormente lo spirito del “maledettismo” baudelairiano. Nacque a Gorla il 18 dicembre 1839; nei primi anni della giovinezza compì numerosi viaggi in Europa, sostando per molto tempo a Parigi, dove apprese a dipingere e subì l’influenza della poetica di scrittori come Baudelaire e Hugo. Tornato in Italia, a Milano il poeta strinse amicizia con alcuni intellettuali legati agli ambienti della Scapigliatura.
A questo clima di spensieratezza, tuttavia, subentrarono ben presto due drammi familiari: lo scrittore subì infatti un duro crollo psicologico in seguito alla morte del padre e al dissesto dell’azienda familiare; a causa di ciò si abbandonò all’alcol e iniziò a condurre una vita disordinata. Morì il 26 dicembre 1875, a soli 36 anni.
Dopo essersi affermato come pittore, Praga esordì come scrittore con la raccolta Tavolozza (1862), un insieme di descrizioni paesaggistiche in cui colpisce l’impiego di un lessico comune e prosaico, estraneo alla lingua poetica tradizionale. La raccolta include anche componimenti polemici contro la borghesia e il progresso scientifico, accanto a scritti in cui cifra dominante è il “maledettismo”. Questa componente è tuttavia più evidente nella seconda raccolta, Penombre (1864), in cui dominano i toni esasperanti e un lessico realistico e brutale; è qui anche presente la ricerca di un conforto che il poeta tenta di trovare nella natura e negli affetti familiari.
In Fiabe e Leggende (1869), invece, il “maledettismo” lascia il campo a temi di tipo romantico; nell’ultima raccolta, Trasparenze (1878), la rievocazione dell’infanzia si configura come ulteriore tentativo da parte del poeta di accedere ad una purezza sempre agognata. Questo stesso tema è al centro del romanzo Memorie del presbiterio, lasciato incompiuto da Praga e terminato da Roberto Sacchetti. In quest’opera la campagna e il vecchio prete concretizzano nuovamente quell’ansia di purezza che costituisce uno dei nuclei tematici principali della poetica dello scrittore. All’interno della produzione letteraria di Praga si devono menzionare anche alcuni libretti d’opera, come I profughi fiamminghi (1864), e Le madri galanti (1863), un’ opera di teatro in prosa.