Qualche stentata parola un po’ barocca,
non proprio stonata, quasi un bisbiglio;
vorrei non fosse così
ma che la mia poesia muovesse
come una funivia che porti in alto
con un tonico cantilenante sfruscio
di cavi struscianti; un magico cantico
che aprisse un più vasto orizzonte,
abbattendo la muraglia, che tutt’attorno
ci circonda, della quotidianità;
che divenisse come una canzone
che, pur senza musica,
passasse di bocca in bocca
senza più cessare.
Fatto sta, purtroppo,
che, senza pedigree, neppure da lontano
somiglio agli aedi, quando scrivo,
o ai laureati e citati poeti;
sono soltanto un timido coniglio
che borbotta con arrossati occhi
e qui non dovrei stare a muovere invano
la tremante bocca, ruminando parole
che scarso senso hanno…
Eppure, chi il mio labile sussurro
attento ascolta, presto può sentire
che son per tutti le mie silenti lacrime
e il sangue che colora le mie pupille.
Achille Chiappetti
Il presente è offuscato da un alone, quello del passato.
Achille Massimiliano Chiappetti, classe 1941, è professore di diritto pubblico all’università la Sapienza di Roma. Tuttavia ha imposto la sua anima poetica nel panorama letterario, proprio perchè nelle sue raccolte si coglie una sensibilità non comune.
Vicino alla percezione dei grandi tragici greci, nella sua terza raccolta, “L’inafferrabile presente”, tenta di giudicare la fase etica che la società odierna sta attraversando, proprio partendo dalla concezione dei grandi modelli del passato Pur restando fermo sull’idea di male e di decadenza, di tanto in tanto la sua visione negativa cede il passo ad atteggiamenti di profonda compassione per la condizione in cui versa l’individuo oggi.
In particolare il poeta indaga qui il senso della suo poetare. Perché si è ritrovato a scrivere? E soprattutto, qual è il fine ultimo dei suoi versi? Che cosa è in grado di muovere nelle coscienze di chi lo legge?
La scrittura dovrebbe essere il motore primo di un viaggio edificante, in grado di portare il lettore a vette altissime. La funivia è un’immagine concreta, ma nello stesso tempo è in grado di aprire la mente su un vasto spazio immaginario. La quotidianità ha le tinte del tutto uguale, la poesia ha i colori accesi della fantasia e dell’evasione. Essa deve avere la capacità di regalare quello che la vita di ogni giorno ci toglie.
Eppure il poeta non sente di possedere niente di quello che il passato ci ha consegnato come canone poetico, sente di non possedere la dignitas di un vate vero.
Nonostante ciò continua la sua piccola impresa. Procede nel suo andare poetico. Perchè?
Perchè la poesia è soprattutto l’universo che il poeta custodisce dentro di sè, e che è impaziente di emergere, che vuole esplodere in tutta la sua potenza, che vuole rendere partecipi gli altri della sua forza.
Lacrime silenti questo è quello che il nostro poeta ha da offrirci, ma è immensamente prezioso tutto ciò perchè ci regala la sua autenticità e la sua verità.