“È tutto accaduto, più o meno.
È l’incipit di un grande romanzo. Ed è un peccato che l’abbia già scritto Kurt Vonnegut, perché sarebbe l’attacco ideale per questa storia. Anzi per queste storie. Tutto il mistero e tutta la meraviglia si nascondono nello spazio di quel più o meno.”
Come ricreare il passato? È una domanda comune, un desiderio umano, quello di ripercorrere i passi di un istante che non c’è più, rimasto nella memoria come una fotografia sfumata. Pure sono i ricordi vaghi, quelli che riviviamo nella nostra mente come i momenti più significativi e potenti della nostra vita. È possibile, dunque, trascrivere i colori del passato sulla carta stampata?
A questa domanda provano a rispondere due fratelli, Gianrico e Francesco Carofiglio, in un memoir semi-autobiografico divertente ed emozionante, in cui le parole lasciano posto ai sensi. Si potrebbe quasi affermare che La Casa nel bosco (edito Rizzoli, 2014), più che un memoir prenda la forma di un originalissimo ricettario di odori, sapori e ricordi, con un pizzico di ironia sullo sfondo di un rapporto, quello tra i due protagonisti, che nel ripercorrere le esperienze della loro infanzia, cercano di riconciliare due vite diametralmente opposte.
Partendo dal pretesto della vendita di una casa del bosco, appartenuta alla famiglia, Francesco e Gianrico si immergono nei ricordi della loro infanzia, in un viaggio da cui emerge l’indissolubile legame dei rapporti fraterni. L’odore della sansa, il caffè della mattina, il sapore dell’orzo. La potenza dei ricordi sostituisce le parole e si dimostra il mezzo più potente ed esaustivo per disegnare i tratti dei personaggi e delle loro diversità. Uno adora il fegato di merluzzo, l’altro lo detesta; uno è introverso, l’altro più disinvolto. Ma la capacità dei due autori, che in maniera brillante si mettono a nudo in questo lavoro a quattro mani, e quella di riuscire a conciliare le due anime di una stessa medaglia.
Non è la prima volta che Francesco e Gianrico collaborano. Già nel 2007, con la graphic novel Cacciatori nelle Tenebre, avevano infatti messo mano allo stesso progetto, se pure in maniera diversa (Gianrico alla scrittura, Francesco all’illustrazione). Ma è la prima volta che uniscono le loro abilità letterarie, due caratteri che si intersecano perfettamente, trovando il giusto equilibrio tra linguaggio e stile, in un’originale miscela tra archetipi culinari ed emozioni di un passato che non scade mai nella nostalgia.
Un esperimento riuscito, che tratteggia in maniera acuta e intelligente, forse a volte persino involontaria, una storia di riconciliazione e crescita.