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Le commedie di Tirso de Molina

«Così lontano è il castigo!»

Gabriel  Téllez, meglio noto con lo pseudonimo Tirso de Molina, nacque a Madrid nel 1579; dopo aver studiato Teologia ad Alcalà, nel 1600 entrò nell’Ordine dei Mercedari e l’anno successivo prese i voti. L’intensa predicazione e la carica di cronista dell’Ordine a cui apparteneva gli permisero di viaggiare molto sia in Spagna che a Santo Domingo.

A Toledo, Tirso apprese la tecnica teatrale di Lope de Vega e proprio qui cominciò la propria attività di drammaturgo, affiancata agli incarichi che doveva rivestire per conto dell’Ordine. Tuttavia, fin dall’inizio le sue opere subirono duri attacchi da parte della cultura controriformistica spagnola: le dure intimazioni ricevute impedirono spesso all’autore di pubblicare i suoi scritti e lo costrinsero frequentemente all’esilio da Madrid. Morì ad Almazàn, nel 1647.

Nonostante le numerose restrizioni imposte dalla temperie culturale dell’epoca, Tirso fu un autore molto prolifico: tra il 1627 e il 1636 fece pubblicare in cinque parti le proprie commedie, che dovevano ammontare a più di quattrocento, sebbene ne siano pervenute solo ottanta. Quella sicuramente più celebre è Il seduttore di Siviglia, composta tra il 1613 e il 1625.

Caratteristica di questa produzione letteraria è sicuramente la varietà dei generi in cui si cimentò l’autore; tuttavia,  furono sicuramente le commedie il campo in cui il drammaturgo poté esprimersi al meglio, rivelando una maestria insolita nella costruzione delle situazioni drammatiche. In queste opere è inoltre evidente l’influenza di Lope de Vega, da cui Tirso derivò la scelta dei temi e la tecnica compositiva tipica della commedia nuova: Lope e Tirso innovarono infatti i canoni tradizionali del genere, unendo elementi tragici e comici per creare una maggiore adesione al reale. Un altro elemento poetico è sicuramente l’impiego di un linguaggio comico, vivo e raffinato allo stesso tempo; a ciò si deve aggiungere un gusto particolare per la complicazione degli intrecci, con frequenti travestimenti da parte dei personaggi.

Tirso scrisse anche opere storiche, come La trilogia dei Pizzarro e La prudenza nella donna (1621-1623), opera in cui l’autore critica aspramente la corruzione dilagante all’epoca di Filippo III. Al ciclo biblico e agiografico appartiene Il dannato per sfiducia, opera incentrata su alcune questioni dottrinali, come la predestinazione e il peccato.