«Là dove è libertà, non è tormento»
Gabriello Chiabrera nacque a Savona l’8 giugno 1552; a Roma, presso un collegio di Gesuiti, ricevette una formazione classica, soprattutto in ambito filosofico e retorico. Gli anni della giovinezza furono i più avventurosi della vita del Chiabrera, cacciato da Roma e spesso dalla sua stessa città natale per le numerose risse che intratteneva con gli aristocratici locali. Viaggiò molto tra le corti di Torino, Firenze, Mantova e Savona, dedicandosi alla composizione di opere letterarie. Morì a Savona, il 14 ottobre 1638.
L’esordio letterario dell’autore avvenne nel 1582 con il poema La Goteide. Dopo la composizione della prima opera il Chiabrera diede il via ad una continua sperimentazione dei generi letterari: dal poema eroico, infatti, passò a quello sacro e profano, dalla canzonetta erotica al poema encomiastico (l’Amedeide), e ancora, dalla tragedia alle favole mitologiche (Il rapimento di Cefalo). Chiabrera tentò inoltre la creazione di una poesia che potesse essere musicata, come dimostrano la raccolta di liriche Maniere de’ versi toscani (1599), scritte per la Camerata Fiorentina, e le «tre favolette da rappresentarsi cantando».
La fortuna dello scrittore è tuttavia legata all’innovazione metrica che apportò alla propria poesia; caratteristica dell’autore fu infatti la continua ricerca di nuovi metri e stili, molto presente nelle Rime, una raccolta di poesie scritte dal1579 in avanti. Tra queste si possono ricordare: le Canzoni eroiche, sacre e morali, le Vendemmie di Parnaso, le Canzoni civili, le Ballatelle, gli Scherzi e canzonette morali. Nel 1606 lo scrittore compose inoltre una seconda raccolta poetica, intitolata Delle poesie.
Un altro tratto distintivo della poetica del Chiabrera è sicuramente rappresentato dal superamento dei modelli classici a cui egli si rifaceva; il continuo ricorso ai poeti della classicità, soprattutto greca, non si configurò pertanto nei termini di un ritorno all’antico. L’adesione a questi modelli fu soltanto il punto di partenza per uno sperimentalismo che, come si è visto, è caratteristica dell’autore, ma anche della sua epoca. Per questo, l’esperienza poetica del Chiabrera, per molti versi simile a quella di Marino, e l’inesauribile capacità di autorinnovamento influenzarono in modo determinante non solo i poeti contemporanei allo scrittore, ma anche quelli del secolo a lui successivo.