Oggi, cari amici, mi sento nostalgica e sentimentale. Quando mi capita – abbastanza raramente, in verità – penso spesso a quel periodo della mia vita in cui tutto era magico e ovattato, e in cui ogni cosa era possibile. L’infanzia. E dire “infanzia” significa dire Jules Verne. Quanti di voi possono dire di non aver letto almeno uno dei suoi capolavori, da “Viaggio al centro della Terra” a Ventimila leghe sotto ai mari”? Jules Verne, inventore di mondi fantastici e viaggi impossibili, con i suoi romanzi per ragazzi è il precursore della fantascienza moderna e per molti lettori incalliti anche l’autore che è stato iniziatore di una lunga carriera di letture che sono bagaglio irrinunciabile di ogni consumatore seriale di libri.
Jules Verne nasce a Nantes l’8 febbraio 1828 in una famiglia dell’alta borghesia francese. Il destino di narratore di viaggi fantastici è scritto nella sua infanzia: a 11 anni si imbarca in una nave in partenza per le Indie, intenzionato a ritornare a casa con una collana di corallo per la cugina Caroline, di cui è follemente innamorato. Purtroppo, il suo proposito non si trasformerà mai in realtà: ripreso dal padre al primo scalo, Jules verrà severamente punito, e il padre gli lancerà un propizio anatema:
“Non viaggerai mai più se non in sogno”.
Quelle parole accompagneranno il resto dell’infanzia e l’adolescenza del piccolo Jules: finito il liceo a Nantes si sposta a Parigi per iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza (il padre è avvocato). La carriera giuridica però non fa per lui: nel 1850 la abbandona definitivamente per dedicarsi alla letteratura. La Parigi di quegli anni gli ha regalato già numerose esperienze e conoscenze in vista: frequentando i circoli letterari infatti Verne è entrato in contatto con i Dumas, padre e figlio, grazie alla cui intercessione riesce a portare in teatro alcuni dei suoi testi. La sua passione però sono le storie di viaggio, quelle scritte per il Musée des Familles, per le quali si ispirò sovente ai racconti dell’amico Jacques Arago, famoso viaggiatore del XIX secolo, che all’amico Verne raccontava le sue avventure.
Nel 1857 il matrimonio con Honorine Morel, agiata vedova ventiseienne con due figli, gli permette una certa tranquillità finanziaria (il padre di lei gli procurerà un lavoro in Borsa come socio di un agente di cambio). Verne inizierà così i primi viaggi, che lo condurranno prima nella vicina Inghilterra, poi in Scozia e in Scandinavia. Pochi anni dopo, nel 1862, intraprende definitivamente la carriera di scrittore: la fortuna arriva grazie a Pierre Jules Hetzel, il primo editore a investire sul talento del 35enne Verne, con cui lo scrittore avvierà una lunga e proficua collaborazione. Nel 1863 Hetzel gli pubblica il primo volume di racconti, “Cinque settimane in pallone”, ispirato ai racconti di viaggio dell’amico fotografo Nadar, pioniere dei viaggi avventurosi (a lui ispirato anche il personaggio di Michel Ardan, protagonista di “Dalla Terra alla Luna”, 1865: “Ardan infatti è l’anagramma di “Nadar”) che proprio nel 1863 aveva compiuto un viaggio in pallone aerostatico.
Il libro piace a Hetzel, che gli propone un contratto ventennale. Le condizioni sono semplici e molto vantaggiose per Verne: dovrà pubblicare almeno 3 romanzi all’anno. La sua immaginazione è finalmente libera di esprimersi, così come l’antica e mai sopita passione per l’avventura in mare: Verne affitta una casa in una cittadina sull’estuario della Somme, acquista un battello e inizia a navigare nel Canale della Manica e lungo la Senna. Nel 1867 si imbarca invece insieme al fratello Paul sul piroscafo Great Eastern, la nave più grande del mondo, diretta a New York. In quegli anni proficui vedono la luce numerosi romanzi: “Viaggio al centro della terra” (1864), “Una città galleggiante” e “Ventimila leghe sotto i mari” (1870), “Il giro del mondo in ottanta giorni” (1873), “L’isola misteriosa” (1874), “Michele Strogoff” (1876), “I cinquecento milioni della Begum” (1879). Sono gli anni migliori della sua carriera di scrittore. Nel 1882 arriva anche la biografia di Cristoforo Colombo, edita sempre da Hetzel, un vero e proprio romanzo-verità sui 4 viaggi di esplorazione delle Americhe. Hetzel gli rifiuterà la pubblicazione di un solo romanzo, durante il lungo periodo di collaborazione: “Parigi nel XX secolo”, romanzo visionario e futuristico, che dovrà aspettare 130 anni e la zelante iniziativa di un pronipote di Verne, che farà riaprire una cassa di cui erano state smarrite le chiavi, per venire alla luce. Anche a distanza di oltre un secolo, il successo di Verne resta immutato: pubblicato nel 1994 da un poco convinto Hachette, il romanzo vende in pochi giorni 200mila copie.
Al periodo d’oro della vita di Verne segue un “periodo nero”, come lui stesso lo definì. Trasferitosi ad Amiens, città natale della moglie, dopo un periodo di vita brillante all’insegna di feste e frequentazioni illustri, la discesa inizia nel 1886: la morte dell’editore Hetzel lo getta nello sconforto. Prigioniero di una moglie bisbetica e deluso da un figlio ribelle, Verne subirà anche un attentato da parte di un nipote psicotico, che lo accusa di averlo escluso dall’eredità. Colpito alle gambe con una pistola, finirà la sua vita in sedia a rotelle. Ritiratosi ad Amiens, dove sarà eletto consigliere municipale nel 1889, morirà il 24 marzo 1905. Senza di lui, dirà quasi un secolo dopo lo scrittore statunitense di fantascienza Ray Bradbury,
“non avremmo mai concepito l’idea di andare sulla Luna”.