Quando la sera del 28 dicembre 1897 il Cyrano de Bergerac va per la prima volta in scena al “Theatre de la Porte-Saint-Martin” di Parigi, il suo autore, Edmond Rostand, non ha ancora trent’anni.
Nato a Marsiglia il 1 aprile del 1868, poeta, giornalista e drammaturgo, Rostand si fa conoscere poco più che ventenne con Le gant rouge, seguito tre anni dopo da Le prix de beautè: due saggi teatrali in pieno stile Belle Epoque, che vengono accolti freddamente e con scarso successo dal grande pubblico. Poi Les Romanesques, quindi i primi successi, La princesse lontaine e la Samaritaine. Ma il capolavoro doveva ancora arrivare, e vi è dubbio alcuno che il nome di Edmond Rostand sarà sempre legato al Cyrano. Un secondo dopo la chiusura del sipario già si capì tutto: fu un trionfo, e l’autore, ancora fino a poche ore prima assalito dai dubbi, toccò il cielo con un dito.
Ma alla base dello straordinario successo vi è una coppia, perchè accanto a Rostand si erge maestosa la sagoma del protagonista, Coquelin Ainè, vera e propria star dell’epoca, attore di grande popolarità e avvolto da un alone di raro prestigio.
Protagonista che trae spunto da un personaggio realmente esistito, tale Savinien de Cyrano, commediografo e tragediografo, nonchè abile spadaccino, vissuto nel XVII secolo. È lui il centro attorno a cui si crea la trama e si susseguono le vicende nei cinque atti che compongono la piece. Cadetto di Guascogna dal naso grottesco, ma di animo nobile e sensibile, Cyrano si strugge d’amore per la cugina Rossana, la quale però gli confida – in un incontro preceduto da trepida speranza – che ella è segretamente innamorata di Cristiano, giovane cadetto di bell’aspetto, ma per nulla in possesso degli strumenti artistici, poetici e raffinati che invece ha il protagonista. L’uno brutto e intelligente, l’altro bello e stupido: entrambi amano la stessa donna, Rossana, che – anelando all’amore perfetto – desidera un animo sensibile racchiuso in un corpo prestante.
Cyrano arriva a capire che, paradossalmente, può amare la cugina solo nei panni di Cristiano, con il quale nasce un rapporto di sincera amicizia. È lo sfortunato protagonista a scrivere le lettere d’amore che tanto piacciono a Rossana, ma a nome di Cristiano. Celebre, su tutte, la poesia che definisce il bacio come un apostrofo rosa tra le parole t’amo. Ma qualcosa cambia con il tempo, perché la donna comincia a sospettare sempre più che quelle parole non provengano dalla penna di Cristiano. In una missione di ricognizione il bel cadetto trova la morte, assistito fino all’ultimo respiro da Cyrano, il quale gli rivela che Rossana ha scelto lui. In realtà così non è. Cyrano si ritira in convento, e solo dopo anni – caduto in un imboscata e ferito gravemente – ritrova l’opportunità dell’incontro con l’amata. I sospetti di Rossana trovano definitiva conferma quando Cyrano, ormai in punto di morte, recita a memoria una di quelle poesie che, se scritte da Cristiano, egli non avrebbe proprio dovuto conoscere. Tutto si svela. Ma ormai è tardi, e anche Cyrano muore.
Straordinaria storia d’amore e d’amicizia, il Cyrano de Bergerac ha conosciuto una fortuna sempre costante in svariati ambiti artistici, dal teatro al cinema, dalla tv al musical. Il perché è da ricercarsi nel calibrato intrecciarsi di momenti appassionati, comici, tragici e caricaturali. E nella bontà dei sentimenti, su tutti quelli di Cyrano, figura riuscitissima di terribile spadaccino e nello stesso tempo tenero amante.