Scrittrice dai modi conviviali ma dallo stile di vera intellettuale, Simonetta Agnello Horby è stata capace di tenere alta la bandiera della sicilianità in terra anglosassone. Nata a Palermo il 27 Novembre del 1945 da una famiglia della piccola aristocrazia (suo padre possedeva il titolo di barone) visse in Sicilia sino agli anni dell’Università. La sua infanzia con la sorella Chiara ed il cugino Cristiano è stata caratterizzata da esperienze ravvicinate alle tradizioni della Sicilia borghese ma anche al mondo contadino e proletario. Sovente nei suoi libri, in special modo in quelli che parlano di cucina, ricorrono citazioni della sua vita familiare come “Un filo d’olio” pubblicato da Sellerio nel 2011 dove scrive :
“Da anni desideravo trascrivere le ricette dei dolci di nonna Maria, annotate da lei in un quadernetto con le pagine numerate e corredato di indice, un libro vero e proprio. Avevo in mente un lavoro a quattro mani con mia sorella Chiara; nonostante da quarant’anni viviamo in isole diverse, ogni estate ci ritroviamo a Mose – la nostra campagna – e cuciniamo ancora come ci hanno insegnato mamma e zia Teresa. […] L’idea era quella di far rivivere la cultura della tavola di casa nostra attraverso le sue ricette, fotografie d’epoca e alcune pagine “narrative” per le quali avrei attinto ai nostri ricordi e ai racconti di mamma” (Un filo d’olio, cit ).
I romanzi della Agnello Hornby seducono per la loro capacità di portare il lettore nelle vite dei personaggi, nelle loro complesse e numerose famiglie in un coacervo di tradizioni, intrighi, passioni, sconvolgimenti il cui filo conduttore è spesso l’amore. A queste trame abilmente costruite e che incantano anche per l’uso del dialetto siciliano che si parlava tra Ottocento e Novecento, si aggiunge la capacità dell’autrice di tenere vivo il ricordo dei suoi personaggi a distanza dalla lettura e di cercare nel proprio quotidiano di lettore quei tipi umani raccontati nelle pagine.
Il primo vero romanzo, quello che l’ha battezzata alla scena letteraria italiana e internazionale è stato “La Mennulara”, pubblicato nel 2002 e pluripremiato nel biennio successivo (“Premio Letterario Forte Village”; Premio Stresa di Narrativa, “Premio Alassio 100 libri – Un autore per l’Europa”, finalista del Premio del Giovedì “Marisa Rusconi”.). Negli anni successivi altri romanzi hanno riempito gli scaffali di tante librerie e di suoi lettori affezionati: “La zia marchesa”, “Boccamurata”, “Vento scomposto”, “La monaca”, “Il veleno dell’oleandro”.
Simonetta Agnello Hornby è anche una donna speciale che oltre al mestiere di scrittrice conduce anche quello di avvocato e giudice. Ha saputo trasformare l’Inghilterra da terra dell’amore ( vi si è trasferita per sposare suo marito) a terra del diritto e seconda patria. La sua vita nella sua seconda isola da molti anni si divide tra i romanzi ed il lavoro presso il suo studio legale Hornby and Levy che opera in un quartiere a rischio di Londra e si occupa di diritto di famiglia, diritto dei minori con particolare interesse alla comunità caraibica e nera di Brixton.
Per lei il lavoro dell’avvocato e del giudice è un vero atto di amore nei confronti di una comunità in quanto come dice lei stessa in molte occasioni in cui le si chiede di parlare delle sue attività
“Giudicare è un po’ come leggere. Il giudice legge l’imputato che ha davanti- In passato avrei detto che la cosa più importante per me è l’amore perché ci rende diversi dagli animali ma ora invecchiando credo che la cosa più importante che ci possa essere nel mondo è la giustizia perché in essa c’è l’amore negli altri. Un bravo avvocato deve tutelare i diritti di tutti anche di chi è colpevole ; nella giustizia si può vivere insieme nelle diversità con tutti i problemi e l’odio che c’è nel mondo. In amore spesso non c’è giustizia”.
Proprio alla professione di avvocato e docente di diritto (La Hornby è stata per otto anni docente di diritto dei minori all’Università di Leicester) è il libro “Il male che si deve raccontare” con un sottotitolo eloquente: per cancellare la violenza domestica. Pubblicato nel 2013, questo libro descrive l’impegno della Hornby e dei suoi collaboratori di raccogliere storie e testimonianze reali di donne maltrattate nel fisico e nella psiche in svariati ambienti e contesti; da quello familiare-domestico a quello lavorativo ponendo la giusta attenzione sugli abusi subiti dai figli nei contesti maltrattanti. Ciascun racconto, soprattutto quelli ambientati in Sicilia, non si traduce in pietosa e retorica teatralizzazione del dolore ma è una toccante quanto misurata e riflettuta opinione su come i segreti delle mura domestiche o dei pensieri femminili possano far più male della denuncia che diventa invece un vero momento catartico.
Spesso invitata in Italia a programmi televisivi o talk di interesse letterario, la sua presenza mette di buon umore per quel suo aspetto eloquente eppure molto disponibile;una vera sintesi tra uno stile british e la vulcanica passionalità della terra sicula.