Scrittore israeliano nato a Gerusalemme nel 1954, fu spinto ad alimentare la sua grande passione per la letteratura da una serie di contingenze: la più curiosa riguarda l’aggravarsi delle condizioni di salute del padre, immigrato in Israele dalla Galizia. Egli venne trasferito nella biblioteca dell’azienda di trasporti presso cui era impiegato, permettendo al figlio di divenirne il consulente ed avere accesso pertanto ad un’enorme mole di volumi.
Grossman ha studiato Filosofia e Teatro presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, successivamente è stato impiegato come corrispondente ed attore radiofonico per la radio Kol Israel, conducendo un programma per bambini trasmesso dal 1970 al 1984. Questa singolare occupazione gli valse da trampolino di lancio per il suo estro, dato che il suo libro Il duello venne trasmesso sotto forma di dramma radiofonico. Insieme a Dani Eldar, condusse la serie radiofonica di grande successo Stutz (che in Yiddish significa “che può accadere”), e nel 1984 vinse il Premio del Primo Ministro per il Lavoro Creativo.
Ateo convinto, dopo la pubblicazione dei racconti di esordio raccolti in L’uomo che corre (1983), si è cimentato nella redazione del suo primo romanzo, Il sorriso dell’agnello (1983). Esso è incentrato, insieme a Vento giallo (1987), sulla difficilissima situazione palestinese e sulla questione dei relativi territori occupati in un conflitto che va avanti da tempo immemore; per il fatto stesso di aver sollevato il caso, si guadagnò una folta schiera di nemici e detrattori all’interno del suo stesso paese, mentre venne accolto con grande calore e partecipazione dalle comunità estere.
La sua consacrazione di autore a livello internazionale, tuttavia, giunge solo con il romanzo Vedi alla voce: amore (1986). Il valore autentico di questo scritto, originale sia sul piano strutturale che su quello puramente stilistico, risiede nella duplice concezione narrativa elaborata da Grossman, fondata rispettivamente su due temi: il mondo dell’infanzia adoperato come filtro attraverso il quale scorgere la realtà in quanto spettacolo di vita; e la tragedia della Shoah, anche in questo caso riportata mediante un immancabile interpolazione, quella di protagonisti complessi come il piccolo Momik o lo scrittore B. Schulz.
Il tema microcosmico legato alla vita dei bambini tornerà anche successivamente con i romanzi Il libro della grammatica interiore (1991), Ci sono bambini a zigzag (1994), e con il libro per ragazzi Le avventure di Itamar (1986).
Grossman vive attualmente a Mevasseret Zion, nei pressi della sua città natale; è sposato ed è padre di tre figli, Jonathan Ruth e Uri, morto nell’estate del 2006 durante la guerra del Libano, a proposito della quale di pronunciò durante una conferenza stampa chiedendo al governo israeliano di trovare un accordo diplomatico come base per iniziare delle trattative definitive; apostrofò eventuali ulteriori azioni militari come “pericolose e controproducenti”.
Ancora oggi Grossman ottiene grande successo con le sue opere più recenti come Che tu sia per me il coltello (1999) e Col corpo capisco (2004).
Celebre il suo dialogo con alcuni manifestanti pro-Palestina in occasione del BookCity di Milano (novembre 2012) durante il quale ascoltò prima alcune dichiarazioni fuori programma da parte dei contestatori, per poi replicare con queste parole:
Si può parlare di violenza, ma non di genocidio”, dice ai manifestanti, “perché Israele non ha occupato la Palestina con l’idea di uno sterminio sistematico della popolazione.