Alzi la mano chi crede che ci sia sempre una spiegazione. Per tutto. O quantomeno per una grossa parte di questo tutto. Sì, parlo proprio con te! Con te che non ti sei posto nemmeno il problema. Che chiaramente io non potessi vederla. Ma tu d’istinto e con genuino trasporto l’hai portata su. Questa mano, dico. No, con voialtri voglio essere chiaro. Indifferenti o solamente di parere contrario, lasciate queste righe. Tanto più che adesso cercherò di dare le mie, di spiegazioni. E non certo sulla crisi economica globale o sui cambiamenti climatici, ma sul perché nella mia libreria dimorano ormai da anni una trentina di libri sospesi, interrotti. Iniziati, lasciati a metà, a tre quarti, non fa differenza, tristi segni come sono e saranno (?) di un malefico sortilegio.
Certo, per alcuni di essi è facile dirlo. Chi fa un regalo- e non conosce minimamente i tuoi gusti- a meno che non abbia un intuito infallibile non può certo indovinare il prodotto. Grazie lo stesso, però, grazie ancora! Di altri, invece (e non credo sia solo un problema mio), non sopporto la copertina. Il guaio è che me ne accorgo solo quando arrivo a casa. Evidentemente le luci colorate dei negozi fanno miracoli. Capita poi di infatuarsi di alcune tematiche salvo poi scoprire il giorno dopo che non te ne può fregare di meno. Beh a me è capitato con alcuni saggi. Per questi consiglio caldamente una lettura a caldo. Possibilmente nel punto vendita. Gli argomenti che mi durano ci sono, come no, come ci sono anche gli scrittori incapaci. Non me ne vogliano (anche perché non li ho nominati) ma è più agevole leggere un pdf capovolto con caratteri microscopici, che lo stile di alcuni autori. Li voglio ringraziare però- loro almeno il tempo non me l’hanno rubato- e scagliare la mia ira invece verso altri. Quelli che scrivono capolavori fino a pagina centocinquanta. Peccato solo che il libro ne abbia quattrocento e la delusione non ne abbia. Di limiti.
L’ultima, di spiegazione, me l’ha data quello che sembra un luogo comune. “Non è questo il momento” dicono in molti. Ed io ci credo. Ci credo perché mi è già capitato. E con il mio libro preferito di sempre, se vi basta. Chi mi conosce sa qual è e sa pure che l’abbandonai dopo solo venti pagine. Quello che avevo allora erano solo incredulità e disgusto. Ma quel libro lo presi in mano tre anni dopo, c’era l’estate giusta e il sentimento giusto. Spero mi ricapiti. Quantomeno per depennare qualcosa. In questa lista di libri non finiti e- forse- di altre vite non vissute.