Dicono che è vero che prima o poi se hai un talento questo emergerà, perché molti scrittori sono diventati tali persino dopo la morte, quando le loro opere sono state rinvenute grazie ad un amico che non le ha bruciate (nemmeno quando il loro autore lo pregò gentilmente di farlo, vedi Franz Kafka) o semplicemente perché un marito ha scoperto quelle rimaste inedite perché la moglie aveva deciso di pubblicare sotto pseudonimo (vedi Leonard Woolf, che raccolse gli ultimi scritti della moglie in un piccolo ma splendido libro).
Dicono che anche l’uomo più solitario del mondo finirà con l’innamorarsi di qualcuno, perché la solitudine ad un certo punto può spezzarti i sogni e le gambe.
Dicono che leggere faccia bene, e che in un modo o nell’altro ti aiuterà anche nello studio, e questo è vero. Perché se è vero, come dice Platone, che in natura tutto è collegato con tutto allora finirai con il leggere qualcosa che compare anche nei tuoi manuali, solo che te lo dirà con parole diverse e lo capirai meglio. Solo che ti prenderà di sorpresa, e tu lo leggerai senza porti nella condizione dello studente che deve leggere per imparare.
Dicono che la cultura serva anche in un momento di crisi economica, dove manca il lavoro e dove pare che sia più fortunato lo stupido, che non si fa domande e vive beato nella sua ignoranza. Ma certo che è così, certo che hanno ragione. Ti serve per sopravvivere meglio. Meglio di quelli là che crescono con la De Filippi in tv e che credono che la filosofia sia quella dei libri di Luciano De Crescenzo.
Dicono che la bellezza interiore valga ben poco. Ma non ti dicono mai grazie a cosa valuteranno una persona come bella fra quarant’anni, quindi forse la bellezza interiore vale molto, sempre.
Dicono che viaggiare faccia bene. Hanno ragione, ascoltali. Viaggiare ti apre la mente e ti fa vedere luoghi che le fotografie non sanno mostrarti. Scoprire nuovi posti è scoprire nuove vie che hanno ristoranti ottimi, scorci pazzeschi di una città che si sveglia o che dorme al chiaro di luna.
Dicono che lasciare traccia in questo mondo sia indispensabile per vivere eternamente. Quant’è vero. Pensaci: come potremmo vivere per sempre altrimenti? Facciamo qualcosa di buono. Scriviamo un libro, dipingiamo quello che ci piace, coltiviamo la passione per il teatro se l’abbiamo. Impegniamoci con caparbietà in quello che ci piace. Magari scopriremo qualcosa, e sui libri di storia ci finiremo per davvero.
Dicono che di troppo lavoro si può morire. Che dedicandosi troppo al lavoro si trascurano obbligatoriamente gli affetti, le passioni, gli hobbies, gli sport che non abbiamo più il tempo di praticare. E allora chiamala vita una vita che non ruota attorno a nulla se non ad uno stipendio.
Dicono che tenere un diario, scrivere ogni tanto, quando ci va, faccia benissimo alla nostra interiorità. Vero. Dovremmo imparare tutti a scrivere prima di agire impulsivamente, di scrivere lettere piene dell’odio che proviamo nei confronti di qualcuno e poi non spedirle, prima di farlo e poi rimproverarci per il troppo veleno che è venuto fuori dalle nostre mani. Scriviamo, sfoghiamoci. A volte abbiamo solo bisogno di esprimerci, leggerci ed ascoltarci.
Dicono che si debba amare senza pensare, perché ogni minuto che dedichiamo al pensiero è un minuto in meno in cui amiamo con tutto noi stessi.