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IL SILENZIO E LA LENTEZZA

Pensavo al pensiero, oggi. E pensavo che per praticarlo bene ci vogliono due cose: il silenzio e la lentezza. Ci metterei la mano sul fuoco. Le migliori idee, riflessioni, le più brillanti intuizioni sono figlie della solitudine e dell’oblio. Ciò che prende il via da uno sforzo dell’intelletto, per dare i suoi frutti deve necessariamente, secondo me, trovarsi in una condizione di pace e di distacco. Distacco, sì. E i miei pensieri sono andati subito a quando ho cercato di capire, di capirmi, scavandomi dentro, o a quando, semplicemente, ho provato a ricordare, a fantasticare. Era un prendermi cura di me stesso, dei miei slanci. Una forma di rispetto e di amore per la mia persona.

Guardate, aver vissuto perdendo questa grande occasione, quella di guardarci dentro, capendo chi siamo e cosa vogliamo, sarebbe davvero triste. Sarebbe vivere un’altra vita, non certo la nostra. Con il rimpianto di cosa avremmo potuto essere se ci fossimo dati ascolto. Di quali vette avremmo scalato se ci fossimo fidati di più. Di noi. E guardate che pensarla così, non è da egoisti. Come potremmo aiutare davvero gli altri se avremo già perso la partita con noi stessi? Se avremo dunque questo rimpianto. Pensate che ne avremmo la forza? Io credo di no. E credo anche che questi no, dobbiamo imparare a dirli più spesso. A questa cultura, a questi modelli, a queste abitudini. Beh, sapete bene a cosa mi riferisco. Sono loro i più grandi nemici della nostra personalità e della nostra diversità. Ma una vita alternativa è possibile e non passa per chissà quali grandi stravolgimenti, ma per le piccole cose.

Due immagini. La prima. Un uomo che cammina in aperta campagna. E’ solo, anzi,  sembrerebbe solo. E’ lui stesso a tenersi compagnia. Con i suoi pensieri, le sue riflessioni, la sua immaginazione, le sue visioni. Ha deciso così. Camminerà per tutta la vita. Lo stesso tragitto. Gli basta questo. Al capolinea si fermerà e tornerà indietro, per sempre.

La seconda. Un uomo che legge. E’ nella sua stanza. All’interno lui e il suo libro. Anche lui si prenderà il suo tempo. Ha deciso così. Leggerà per tutta la vita. Lo stesso libro. Piano piano, lo finirà. Appena finito lo rileggerà, per sempre.

Immagini estreme, d’accordo, ma simboli inequivocabili del tempo e del caos che si annullano. E voglio lasciarvi così, con un augurio, per il nuovo anno, per tutti noi. Noi che siamo quel libro, quella strada. Dio, non ci stancare!