Nella hall dell’hotel Frattazza, a San Martino di Castrozza, si aggira un’algida e splendida diciannovenne della migliore società viennese: La signorina Else, descritta magistralmente da Arthur Schnitzler. Soggiorna presso questo albergo lussuoso a 1600 metri d’altezza da 3 settimane, è partita da Gmunden il 12 di agosto e si appresta a vivere l’ultimo giorno della sua vita.
La signorina Else non è mai stata innamorata, nonostante lo sweater rosso e le tre paia di calze di seta che promettono splendide notti di passione: “Ero nata per condurre una vita di frivole dissipazioni” – sembra già avvisarci che i suoi progetti non vedranno la luce.
Aspetta impaziente una lettera da Vienna e presagisce notizie poco rassicuranti. La sua famiglia si trova indebitata e tutte le amicizie e le parentele sono già state sfruttate a loro tempo per risolvere i problemi economici del padre, dissipatore di fortune in borsa. Ora si chiede alla figlia di salvare la situazione cercando l’ aiuto di una vecchia conoscenza incontrata casualmente in hotel: il banchiere e mercante d’arte Dorsday. La madre si appella ad Else come ultima possibilità di salvezza per la sopravvivenza della famiglia. La mente della ragazza accelera verso ciò l’aspetta e già si prefigura la scena in cui lo convincerà con i suoi modi alteri e composti, di come lui si sentirà onorato di poter fare un prestito alla sua famiglia e di come lei invece lo odierà per l’imbarazzo. Le cose sono meno immediate del previsto, il gentiluomo è propenso ad aiutarla ma in cambio potrà ammirare la sua nuda bellezza per un quarto d’ora, nella sua stanza o in una radura nascosta nel bosco. A lei la scelta.
Da questo momento in poi Else cadrà in una spirale di riflessioni, indecisioni e fantasticherie che la porteranno al crollo psichico. Si autocompiace nella solitudine dei suoi modi, dei suoi abiti, dei suoi talenti. Passa in rassegna i possibili uomini, i possibili matrimoni infelici, le possibili vite che le fuggono sotto gli occhi nell’intuire che niente di tutto ciò troverà concretezza. Si trova ad un bivio scomodo, ma perché dovrebbe morire di vergogna, lei che non ha nessun pudore nei suoi sogni? Molte altre sono sopravvissute alla propria coscienza dopo azioni ben più indegne. Cos’è un quarto d’ora di nudità davanti ad un “tipo poco raccomandabile”, di quelli che in fondo potrebbero anche piacerle nella loro dichiarata impurezza? Si immagina di uccidersi e che si parli del suo suicidio. Vede la famiglia, i conoscenti che fanno le loro supposizioni sull’accaduto, Dorsday che si vanta ironicamente di averle inferto il primo e l’ultimo disonore della vita. Tutto quello che ipotizza è costruito nella maniera più drastica possibile. Ma a questo stadio sembra ancora una ragazzina capace di pensieri folli che tergiversa immobile nella sua inesperienza di adolescente. Tutti questi riferimenti al suo suicidio si possono considerare come anticipazioni? Fa continuamente riferimento alle dosi di Veronal, che se assunto in grande quantità metterà fine alla sua vita e ai suoi problemi.
Else si prepara al sacrificio e si dirige sul campo di battaglia, nuda sotto il mantello, pronta a rinunciare alla dignità. Ma la crisi la colpisce e dopo essersi mostrata a tutti i presenti nella sala da gioco (Dorsday compreso) sviene a terra. Viene trasportata in camera dal premuroso cugino Paul, dalla sua amante Cissy e dalla zia. Registra meccanicamente le chiacchiere intorno a lei e prevede un picco di vergogna al suo risveglio. Tutto le sembra perduto e in un istante di coscienza beve il bicchiere di Veronal facendosi trasportare in un altro luogo di sogno da cui non prenderà più conoscenza.
Fin dalla prima pagina è lo stile a colpire: il racconto è un lungo monologo interiore senza filtri che rievoca situazioni passate e che commenta in diretta quelle presenti. Schnitzler fonde l’azione e il dialogo registrando ogni oscillazione interiore della protagonista. Segue passo per passo ogni mossa della ragazza e ci incanala nel flusso dei suoi pensieri che si moltiplicano all’infinito in un vortice confuso di contraddizioni.
Else ci è donata nella sua interezza, ma solo per i pochi istanti di queste 80 pagine. Un animo ambivalente in bilico fra l’impertinenza e la fragilità che non regge alla sfida indecente che la vita le ha imposto.