La scrittrice Lidia Ravera parlando dei libri della Nothomb li ha così definiti : “Ogni libro contiene qualcosa di vagamente insopportabile ed io credo che questa sia esattamente la funzione della letteratura”.
Amélie Nothomb, aggiungerei io, è uno dei fenomeni intellettuali e letterari più originali e burrascosi della letteratura contemporanea, un samurai, una combattente per l’aggressività e l’impeto della sua scrittura. La parabola del suo successo internazionale, suggellato con la pubblicazione nel 1992 del suo primo romanzo “Igiene dell’assassino”, non si è conclusa e ad ogni nuova pubblicazione cresce il pathos dei suoi lettori.
Figlia di un ambasciatore belga, nacque a Kobe in Giappone nel 1967 , paese che ha sempre amato ma con il quale ha avuto spesso un rapporto quasi bulimico di amore e sfruttamento. Gli impegni paterni l’hanno portata a cambiare spesso Paese ed a lungo si è spostata fra Cina, Usa e Bangladesh, paesi dei quali ha studiato ossessivamente la cultura e le abitudini. Intorno ai 15 anni una forte crisi di identità ed il senso di sradicamento percepito dopo aver lasciato il Giappone, culminarono nell’anoressia , malattia che evoca e descrive nel suo primo romanzo autobiografico “Biografia della fame” del 2004. La fame, intesa anche come esigenza di nutrimento intellettuale viene definita dalla stessa Nothomb :
“…quel buco spaventoso di tutto l’essere, quel vuoto che attanaglia, quell’aspirazione non tanto all’utopica pienezza quanto alla semplice realtà: là dove non c’è niente, imploro che vi sia qualcosa” (Biografia della fame, cit. pp 17).
Libri e letteratura dunque come nutrimento dell’anima quando essa stessa mostra di cedere all’incudine di una vita indifferente, sempre di corsa ed ostile alle umane sensibilità. Questo bisogno di nutrimento intellettuale diventa l’epilogo del protagonista del romanzo “Diario di Rondine”, pubblicato nel 2006; un racconto raccapricciante in cui la morte ed il cinico rifiuto di un attaccamento emotivo occupano tutte le pagine del libro:
“Con Rondine, la storia è cominciata male, ma si conclude nel migliore dei modi dal momento che non finisce-. Io muoio per averla mangiata, lei mi uccide da dentro il mio ventre, con dolcezza, di un male efficace quanto discreto. Muoio mano nella sua mano, dal momento che sto scrivendo: la scrittura è il luogo in cui mi sono innamorato di lei. Questo testo si interromperà nell’istante stesso della mia morte.” (Diario di Rondine, ed Voland, pp 99)
Quando a 17 anni Amélie giunse per la prima volta nel paese natale dei suoi genitori, l’impatto con la società belga così formale ed altolocata fu traumatico e riuscì a superarlo grazie allo studio. Dopo essersi laureata in Filologia classica , sul finire degli anni “80 decise infatti di tornare in Giappone. Qui iniziò a lavorare come traduttrice ed interprete per una grande azienda ma subì una serie di azioni discriminatorie al limite del maltrattamento che descrisse in forma di romanzo nel suo “Stupore e Tremori” (1999), opera che al di là del racconto di una esperienza a metà fra nevrosi e passione, offre uno spaccato originalissimo della società giapponese che provoca stupore e smarrimento sino al tremore per la mortificazione ed il sopruso.
Nel 1991 la Nothomb decise di tornare in Europa e da allora vive tra Parigi e Bruxelles “partorendo” almeno un libro all’anno: “In un libro ci metto tutto quello che sono…La principale parte di me è incinta del libro che scrivo e che sto per pubblicare…Resto incinta di ciascun libro al termine del libro appena finito. A 39 anni sono stata incinta circa 61 volte”.
Tra i suoi romanzi più celebri mi piace citare fra gli altri le “Catilinarie” pubblicato nel 1995,“Metafisica dei tubi” (2000), “Cosmetica del nemico” (2001), “Antichrista” del 2003, “Acido solforico” pubblicato nel 2005, “Né di Eva né di Adamo” vincitore del Prix del Flore nel 2007.
Personaggio sui-generis ed istrionico, le sue mise colpiscono per i buffi copricapi, di lei si sa che non fa uso dei moderni mezzi di comunicazione come internet, email e telefoni cellulari. Per comunicare con il suo pubblico e con chi desidera intervistarla o conoscerla il luogo da lei prediletto è la presentazione dei suoi libri oppure programmi televisivi o ancora partecipazioni ad eventi letterari o mondani. Di sicuro però la forma di comunicazione per cui si sente più versata e soddisfatta è la scrittura su carta. Scrive e risponde a profusione lettere ai suoi fans o a chi le chiede di svelare curiosità o anticipazioni sui suo nuovi libri perché come afferma “credo ancora nel potere delle Poste”. Si spera che non si affidi mai a quelle italiane.