Non restare immobile
sul bordo della strada
non congelare la gioia
non amare con noia
non ti salvare adesso
né mai
non ti salvare
non riempirti di calma
non appartare del mondo
solo un angolo tranquillo
non lasciar cadere le palpebre
pesanti come giudizi
non restare senza labbra
non t’addormentare senza sonno
non pensarti senza sangue
non ti giudicare senza tempo
però se
malgrado tutto
non puoi evitarlo
e congeli la gioia
e ami con noia
e ti salvi adesso
e ti riempi di calma
e apparti del mondo
solo un angolo tranquillo
e lasci cadere le palpebre
pesanti come giudizi
e ti asciughi senza labbra
e ti addormenti senza sonno
e ti pensi senza sangue
e ti giudichi senza tempo
e resti immobile
al bordo della strada
e ti salvi
allora
non restare con me.
Mario Benedetti
Il sangue caliente che ribolle nelle vene si trasforma in poesia.
Mario Benedetti, uruguaiano, ma figlio di immigrati italiani, è stato un poeta, saggista, drammaturgo di grande fama. Scomparso nel 2009 a 88 anni, lo scrittore ha lasciato una copiosa produzione letteraria in tutti i generi in cui si è espresso. Questi versi sono tra i più celebri e tra i più significativi che Benedetti ha composto.
Chi scegliamo di essere? In questo componimento è come se ognuno di noi fosse portato a farsi continuamente tale domanda. Ognuno cammina, ciascuno attraversa il sentiero della vita. Ognuno però, lo fa in maniera diversa. È, pertanto, proprio il modo che ci dà l’etichetta, che imprime il marchio alla nostra esistenza.
Con un linguaggio incalzante che crea un crescente senso di suspense, Benedetti costruisce una lunga serie di imperativi negativi. Una sorta di regolamento, “comandamenti” laici che, al contrario di quelli di Mosè, non ci danno la salvezza.
Al contrario, è un bene non salvarsi, se salvandoci restiamo rintanati nel nostro minuscolo spazio di universo, se come ignavi decidiamo di guardare la vita del mondo che scorre al di fuori di noi.
Se siamo al bordo della strada, permettendo che tutto passi senza attraversarci, ci deputiamo a un’esistenza senza spessore.
La chiusa del componimento, “non restare con me”, sposta questi versi da un piano astratto ad uno reale. Il poeta si rivolge concretamente al suo interlocutore, sia esso una donna, o un amico. Trasversalmente e idealmente però, ogni lettore si sente il destinatario del messaggio della poesia.
Tutti siamo invitati ad abbandonare il ciglio della strada e a fare la rivoluzione, ma una rivoluzione quotidiana, costruita ogni giorno, con la fatica dei piccoli passi. D’altra parte, che la vera rivoluzione parta dall’interno di noi stessi, non è un affatto un luogo comune.