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Corso semiserio sull’analisi del testo

E no, non vale! Non è giusto! Approfittarsi di me… di me che cammino per strada e un attimo dopo… son già fermo. Dicono che gli occhi capiscono prima (chi lo dice? Io, forse), ma il cervello è meno sveglio ed è lui il mio capo. Tocca leggere. “L’associazione culturale Rispondendo organizza il Primo Meeting con gli esperti dell’assurdo. Le domande più stupide e strane adesso potrai farle a loro. Ti aspettiamo giovedì 22 dicembre alle ore 20 presso l’aula consiliare del Comune. Non mancare!”

Se il restare impressionati è inversamente proporzionale all’avanzare dell’età, quella mia linea ormai discendente aveva subìto adesso un’impennata pazzesca. Un vero colpo da K.O. Resto immobile, sguardo sognante e incredulo. Ma è solo un momento, i ricordi riaffiorano e sono tutti contro di me. No, proprio giovedì! E la sera, pure! No, non è possibile! Giovedì sera devo incontrare lui, devo assolutamente! Sarebbe peccato mortale, non posso, no! E’ pur sempre Kafka, diamine! Ci sono, sì certo, parlerò col Generale. Farò spostare l’incontro. E che ci vuole? Torno a casa, ma non se ne parla neppure: Franz ha l’agenda piena fino al 2017. Si fermerà solo per quell’anno e solo perché è scaramantico, s’intende!

Ma io non posso fermarmi, devo osare, ma quando mi ricapita? Dico una bugia, ma è a fin di bene. Dico al mio socio che non andrò, che Franz stia tranquillo. E così placherò la mia sete, la stupidità romperà gli argini. Senza travestimenti, fiera e nuda sarà lì nelle mie domande posate, rilassate. Per una volta, una volta sola si mostrerà così com’è, senza veli, senza maschere.

E il giovedì arriva, come tutti gli altri giorni del resto, ma è quel giovedì, non ci sono santi, e io mi precipito, mi sbraccio, mi dimeno, faccio a pugni quasi. E sono lì, il primo, il primo stupido, consapevole della minchiata, ma felice come un bambino. Nell’aula una folla chiassosa, in fondo il tavolo dei convegni, dietro cinque sedie, sopra le solite bottiglie d’acqua e i bicchieri. Entrano, sono loro, sono gli esperti. E chi c’è al centro? No, lui, non può essere! Franz! Anche lui mi ha dato buca? Ma poi vedo il Generale Foglio Bianco, è dietro di me, ride, lo stupido, ride sotto i baffi. E allora capisco. Volevano vedere quanto fossi curioso, per uno che vuole scrivere è importante. Esame superato, dunque!

Fare quelle domande fu divertente. Le risposte riuscirono ancora più sciocche. Evidentemente voleva essere un gioco. Quando non restammo che io e il vecchio Franz gli feci senz’altro la domanda meno assurda della serata. “Come si può caratterizzare il personaggio?”- chiesi.

La caratterizzazione del personaggio è un elemento centrale della tecnica narrativa. Essa interagisce continuamente con le altre, definendosi e arricchendosi vicendevolmente. Non sempre, infatti, un personaggio viene presentato in tutti i suoi aspetti, perché l’autore sceglie, a scopi letterari, due o tre sfaccettature di un personaggio lasciando nell’ombra tutte le altre. Durante lo svolgimento delle vicende il narratore farà emergere i tratti che aiutano a comprendere meglio la partecipazione del personaggio alla storia. Allora, la caratterizzazione fisiognomica è data dall’insieme dei tratti fisici, del sesso, dell’età, del volto, dello sguardo, dei tics. Quella antropologica è data dall’insieme dei codici di comportamento del personaggio, dai suoi gesti, dalle sue espressioni, dalle abitudini, dalle movenze rituali, dagli atteggiamenti. La caratterizzazione culturale è data dal livello di cultura del personaggio, dalla sua professione, dalla sua capacità di ragionamento. Essa può risultare anche dall’abilità che il personaggio mostra nel muoversi in certi ambienti, nel rapportarsi con gli altri, nel destreggiarsi in circostanze non prive di difficoltà. La caratterizzazione sociale  , inutile dirlo, riguarda la classe sociale di appartenenza. Quella ideologica è data dall’insieme delle convinzioni politiche, ideologiche, filosofiche, religiose del personaggio e della sua visione del mondo e della vita. La caratterizzazione psicologica, infine, è data dal mondo degli affetti, delle emozioni, delle reazioni di fronte ai fatti comuni della vita, come l’amore, la società, la famiglia, il lavoro. Tutte queste tipologie di caratterizzazioni, come ti ho accennato prima, possono anche coesistere fra loro e contribuire, integrandosi tutte insieme, a proporci un ritratto quasi completo del personaggio. Questo succede nei testi narrativi di ampio respiro, dove il personaggio protagonista deve avere un notevole spessore se non vuole essere solo un tipo, cioè piatto. C’è da dire anche che molto spesso le diverse forme di caratterizzazione, in contrasto tra di loro, mettono in moto il meccanismo stesso del racconto, come avviene in gran parte della narrativa moderna.”

Era la prima risposta sensata che sentivo, quella sera.