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Masterpiece? L’ha inventato Letteratu

Su Masterpiece è stato detto di tutto, in questi giorni, ma io personalmente ho evitato di pronunciarmi nettamente in merito, per diversi motivi. Probabilmente becera invidia per non esser stata ammessa (benché non ci abbia provato, lo ammetto), snobismo pseudointellettuale (come lo ha definito qualche giornalista molto accorto), scarso amore per la cultura (e questo è evidente visto che parlo di libri da che ho memoria).

Insomma, non ho i titoli neanche per nominare Masterpiece, figuriamoci per dirvi quello che sto per dire. Quindi preparatevi allo choc, non sarà roba da poco. Pronti? Via.

Sappiate, cari autori di Masterpiece, che Letteratu ci aveva pensato prima di voi. I veri ideatori del programma sono qui e se mai il merito di un simile programma dovesse rivenire a qualcuno, non è certo a voi. Adesso penserete: ecco la mitomane di turno che si alza la mattina e sproloquia, giusto per farsi notare. E no, fatevene una ragione: ho le prove!

Il 2 ottobre 2012 un giovane autore ed amico -geniale e pazzoide il giusto-immagina questo:

Ti avvicini alla scaletta esitante, un fogliaccio di carta in una mano e un microfono nell’altra. Poi sali quei quattro gradini, e ti trovi di fronte a un mare di luci che ti esplodono negli occhi…

Non basta?

D’accordo: leggete qui.

I quattro siedono dietro a un bancone enorme, trasparente e illuminato nella parte superiore; due uomini e due donne, (d’accordo, questa non l’ha azzeccata, ma ho detto “geniale”, mica Nostradamus)  gusti e idiosincrasie completamente diverse tra loro. In qualche modo, però, li dovrai convincere…

Non male, eh… e questo, allora?

Speri di farle un po’ pena, perché lo sai che adora i casi umani. Solo che ti sta guardando un sacco di gente, sia lì che a casa, e allora come fai a inventarti una storia lacrimevole? E poi ce l’hai scritto in faccia, che non vieni dal Kosovo…

Non che io voglia affermare che a Masterpiece abbiano una predilezione per i casi umani, dionescampi: la scrittura prima di ogni altra cosa.

Ma vi sento ancora scettici, non mi credete davvero. Vi vedo scuotere la testa, forse state già per cliccare su un altro articolo più interessante: fermi! Mi costringete a sfoderare tutte le mie armi.

…se non pensate a come sarebbe stare davanti a quattro giudici con il vostro romanzo fra le mani e la possibilità di pubblicarlo con Hodder & Stoughton (eddai, se bisogna sognare, sogniamo in grande) in una tiratura iniziale di centomila copie…

Visto? Basta sostituire il nome della casa editrice e in questo articolo del mio amico Alessandro Summers Toso https://www.letteratu.it/2012/10/02/per-me-e-si/ trovate tutto il programma. Tutto tutto, vi giuro, manca solo Massimo Coppola, ma ammetterete che è difficile immaginarselo di sana pianta.

Basterà per chiedere i diritti d’autore?