“Penso che ogni scrittore -a meno che non sei Dickens, che può dare una rappresentazione di un’intera società – trova il modo di creare isole o isole sociali. La famiglia è una sorta di isola. Una prigione, un manicomio, è una sorta di isola. Una città può essere una sorta di isola. Voglio dire, ogni romanzo ha per limite il campo di applicazione geografica e sociale, quindi suppongo che noi scrittori creiamo isole.”
Patrick Mc Grath, londinese classe 1950, è uno scrittore che potrebbe essere considerato borderline per quel suo gusto un po’ sadico di turbare i suoi lettori. Ciascun romanzo o racconto sembra fatto apposta per lasciare un senso di inquietudine e domandarsi : “c’è qualcosa di questo personaggio anche in me; potrei essere io stesso/a capace di tanto?!”. Ossessione, morte, rimozione, rimorso, malattia e amore sono i temi ricorrenti dei suoi romanzi e benché possa sembrare ripetitivo, il suo stile è originale ed ispirato al filone neogotico di cui a buon diritto può essere considerato il più grande rappresentante vivente. Come lui stesso ha più volte dichiarato non si tratta di ripetitività o di una strategia di marketing quanto di “mappare ed esplorare un certo territorio da cui si è attratti e negli anni approfondirlo”.
Al neogotico ed a questo bisogno di scavare nell’inconscio e nella psiche dei suoi personaggi, McGrath ci è arrivato per “deformazione professionale” dal momento che , seguendo le orme paterne, ha svolto l’attività di psichiatra per alcuni anni tra il Canada, la Columbia britannica e le Isole di Queen Charlotte lavorando in manicomi ed Ospedali. Proprio suo padre lavorò a lungo presso il manicomio criminale di Broadmor ed in quel contesto il futuro scrittore trascorse la sua infanzia e giovinezza :
“Ho vissuto a Broadmor dai 5 ai 18 anni e senza quella esperienza non sarei stato lo scrittore né, cosa ancora più importante, l’uomo che sono. I pazienti dell’ospedale sono stati i miei primi amici, e li ricordo che lavoravano nel nostro giardino: in apparenza era tutto normale”
Negli anni “80 la svolta.
Decise di trasformare la passione per la scrittura in impegno a tempo pieno e dopo aver messo da parte camice e pazienti, si impegnò senza sosta a trasporre su carta i suoi mondi pur continuando a lavorare, questa volta come insegnante, senza tralasciare mai del tutto la psichiatria.
Come egli stesso ha dichiarato :”Quando scrivo, alla mattina, nella mia casa, è come se accendessi la mia immaginazione, entro in una sorta di trance e questa fantasia produce delle parole che trascrivo. Sono più preoccupato dagli aspetti tecnici, sono ben consapevole che si tratta di finzione e il mio coinvolgimento emotivo è secondario in quel momento”.
Sin dal suo primo romanzo “Grottesco”, pubblicato nel 1989, l’intricato mondo ed il sottile legame che unisce medici e pazienti è il principale soggetto, per non parlare di ambientazioni descritte con prosa ricercata e ben studiata. Nel 1990 fu la volta di “Spider”, passato timidamente ai giudizi della critica ma osannato dal cinema con la trasposizione del regista David Cronemberg che coinvolse McGrath per la sceneggiatura. Proprio al mondo del cinema lo scrittore inglese è piacevolmente devoto. Non solo in quanto è sposato con una attrice e regista ,Maria Aitken, ma perché lo ritiene una forma espressiva che può considerarsi artistica e non inferiore al valore della letteratura.
“Il morbo di Haggard”, pubblicato nel 1993 e “Follia” del 1996, quest’ultimo bestseller internazionale, sono tra i lavori più caratterizzanti il pensiero e lo stile Mcgrathiano. I luoghi in cui si snodano le vicende, da un ospedale a un castello, fino ad uno scarno e freddo appartamento nel cuore di Manhattan; insomma qualsiasi dettaglio ambientale è incastonato nella scena al punto da creare un realismo nitido nella mente del lettore.
La ricostruzione del passato, distorto in una realtà complessa fatta di frustrazioni e nevrosi, l’ eterna lotta fra le proprie pulsioni ed il super io si ritrovano nei lavori degli ultimi anni: “Martha Peake“, del 2000, “Port Mungo”, “Trauma”, “L’estranea”, rispettivamente del 2004, 2007 e 2012; ulteriori conferme di una monotematicità ma di altrettanto successo.
Una delle caratteristiche dell’uomo Mc Grath è il suo atteggiamento pacato e sereno, nonché una forte autoironia che difficilmente si potrebbe associare al creatore di mondi e personaggi così convulsi. Touchè, non male come espediente per attirare nuove lettori.