Il romanzo si apre con la decisione di Clarissa Dalloway, donna di mezza età, di comperare dei fiori per la festa che darà quella sera. Vediamo questa donna, ricca e appena guarita da una malattia di cui non conosciamo il nome, pensare, ricordare. Ripercorre nel segreto della propria mente la sua intera esistenza, il suo passato, gli errori, l’amore che si credeva fosse per sempre ma che invece è finito (o forse no?). Il Big Ben scandisce il tempo coi suoi rintocchi, ma non è l’unico tempo che scorre nel romanzo: ce n’è un altro, quello scandito dai pensieri di Clarissa, che quando torna a casa dopo aver acquistato i fiori si mette a cucire un abito, quello che ha deciso indosserà quella sera alla festa. Ma ecco che bussa alla porta Peter Walsh, il suo Peter, quell’amore giovanile forse non ancora dimenticato che adesso ha davanti a sé la donna che ha amato, che ama ancora, la donna dalla vita perfetta, che a lui ha preferito Richard, con i suoi progetti futuri ben programmati, un’attività politica avviata. E per un attimo l’attenzione del lettore si sposta su Peter. Non trova che Clarissa sia cambiata. È sempre la stessa, innamorata della vita. Ma Clarissa ancora non sa il vero motivo per cui è proprio quel giorno, quel mercoledì di giugno del 1923 ad essere raccontato dalla penna di Virginia Woolf. A lei spetta una rivelazione, la Verità. È Clarissa la prescelta.
La sua giornata si incrocia con quella di Septimus Warren Smith, un sopravvissuto al primo scontro mondiale, che si aggira per le strade di Londra con la moglie, Lucrezia, disperata e innamorata, perché sente di avere al proprio fianco un marito che non l’ama più, che ha qualcosa che non va.
Septimus è l’antitesi di Clarissa, il suo alter ego, l’uomo moderno intaccato dalla guerra, fin troppo sensibile e attento. E’ la Morte, ma sarà grazie a lui, al suo gesto estremo di buttarsi giù dal balcone, che Clarissa scoprirà che a differenza di quest’uomo non ha gettato nulla, della sua vita, perché l’ha sempre amata, la ama ancora. E se però quella non fosse la vera vita?
E mentre Clarissa incontra amici e conoscenti in giro per Londra, Septimus ha accanto a sé solo la disperata Lucrezia ed i medici, il dottor Holmes e lo psicologo William Bradshaw. I medici sono ciò da cui fugge Septimus, le gabbie che imprigionano l’artista, il poeta, il visionario. Sarà proprio per fuggire da questa gabbia che Septimus deciderà di gettarsi dalla finestra, di fare a meno della vita proprio per affermarla.
Il romanzo si conclude con la festa. Clarissa è lì che accoglie tutti gli ospiti. C’è ovviamente Richard, vengono Peter, persino Sally Saton. E ci sono i coniugi Bradshaw, che comunicano che il loro ritardo alla festa è dovuto al sopraggiungere della morte di un paziente del marito che si è buttato dalla finestra. Quando Clarissa ode queste parole si sente all’improvviso minacciata: “Oh, nel bel mezzo della mia festa, ecco la morte!”. Abbandona la festa, raggiunge la soffitta nella quale dorme la sera, lontana da tutti. Cerca di contrastare l’attacco della Morte. Va alla finestra e osserva: dalla finestra si è buttato Septimus e dalla finestra Clarissa riceverà la grande verità che da tutto il giorno le spetta. Osserva la vecchia signora che quello stesso pomeriggio aveva già osservato. Vede i suoi movimenti, il suo mostrarsi e ritrarsi, comparire alla finestra e poi no. E Clarissa pensa: non è questa la vita Non è questo il suo ritmo, il suo dispiegarsi? Dall’invisibile si entra nel visibile per poi far nuovamente ritorno nell’invisibile. Ecco la Verità! Vivere è aprirsi alla possibilità di morire perché siamo umani in quanto mortali. Ma siamo anche liberi della nostra morte, come è stato Septimus, che la morte l’ha scelta. Clarissa si comprende come libera di morire facendo propria l’esperienza di morte di Septimus.
Peter e Sally chiacchierano tra loro. Si domandano dove sia Clarissa, perché non sia lì con loro a parlare – e Clarissa li sta raggiungendo, o meglio: a farlo è una nuova Clarissa. E questo Peter lo sente, come se in un qualche modo questa verità che ora è di Clarissa si fosse mossa dall’anima di lei a quella di lui.
Il finale del libro ci lascia così, con la domanda di che ne sarà di Peter, che ha avuto il presentimento di un qualche cambiamento, che vede Clarissa ancor prima che lei lo raggiunga.