Le tue dita sono come navi in risacca che attendono il vento, e intanto intrecciano sogni.
Ma al mio primo sussurro si mutano in corsare inquiete.
Lente, mi percorrono il corpo.
Ricordano.
Con mosse impalpabili evocano parole che sanno di tuono, le accompagni con voce frullata da un accento curioso.
Stanno.
Poi riprendono.
Viaggiano per solchi prima che asciughino.
Aleggiano.
S’insinuano gentili.
Interrogano morbide cercando risposte.
Che affiorano in potenti maree.
Cattive, s’arrestano.
Indugiano.
Seminano vento per raccogliere tempesta.
Quindi, frenetiche, salpano l’ancora.
Issano, anello su anello, preghiere in rosario.
Fino all’ultimo grano che lento si scioglie su umido scoglio.