«Infondo siamo fatti al settanta per cento d’acqua» pensava, «è naturale sentirne il richiamo».
Aveva iniziato da piccolo ad amare l’acqua, per caso. Era notte e si trovava nel letto da solo. Fuori pioveva a dirotto. I suoi genitori gli avevano tramandato la paura dei ladri: non dei mostri: dei ladri. Non c’era notte che non pensasse ai ladri, prima di riuscire a prendere sonno. Pensava al terrore improvviso, a come avrebbe fatto il suo babbo a difendere tutti, pensava alle cose più atroci e crollava solo quando l’orrore lo aveva stremato. Fuori pioveva a dirotto, quella notte, e per la prima volta pensò che tutta quell’acqua che scendeva dal cielo lo avrebbe salvato. Quale ladro si sarebbe avventurato sotto quel nubifragio? Una rapina non valeva certo un’inzuppata. L’acqua, così, divenne guardiana: divenne sua amica. Andava da lei ogni volta che ne sentiva il bisogno: la cercava per pensare, per nascondere i pensieri e i rumori. Lei scorreva giù, versava litri nello scarico del bagno, e lui si sentiva sorvegliato, in compagnia. Rubinetti e fontane diventarono i suoi confidenti; la pioggia rimase per sempre sentinella fedele; e mentre la doccia fu amante passionale, la risacca del mare divenne sua sposa.
(Photo by nerdontheinside)