Capita a tutti, prima o poi, di dover fare un po’ di pulizia in casa. Non si tratta del semplice spolverare e del fastidioso suono dell’aspirapolvere. No. Parliamo di un cambio di stagione nell’armadio, dell’arredamento della casa, di ammodernare il salotto o la propria camera da letto. In queste circostanze si guarda l’ambiente casalingo in maniera diversa. Ci si sofferma ad osservare gli oggetti che sono lì quasi da sempre. Ci appaiono quotidianamente indifferenti: gli abiti nell’armadio, i libri messi a caso nello scaffale, le tazze in credenza, la collezione di DVD e i quadri antichi. Tutto è disposto come ce lo ricordiamo, da tempo immemore.
Quando bisogna decidere cosa tenere e cosa buttar via, cosa portare in soffitta e cosa lasciare in bella mostra, è allora che uno sguardo si volge anche all’interno di noi stessi, forse più profondo e attento di quello verso l’esterno. È come se quegli oggetti ci parlassero di un Io nascosto e taciturno che una volta li ha scelti e disposti sul mobile in salotto o in cucina. Quegli abiti, forse un po’ sgualciti e vecchiotti ci ricordano momenti allegri ed altri un po’ meno, passeggiate al sole e corse sotto la pioggia. Ogni camera sussurra una melodia di memorie passate che si ritrovano a combattersi per non essere dimenticate.
Gli oggetti che ci circondano sono una nostra proiezione, una manifestazione densa e genuina della nostra personalità. Questo il frutto della ricerca di Sam Gosling, psicologo americano appassionato di studi sulla personalità e sulla percezione sociale. Nel suo libro SNOOP: What Your Stuff Says About You, esplora gli universi privati di alcuni volontari pronti a sottoporsi al suo esperimento: quello di lasciare in un preciso momento la loro abitazione pronta per essere meticolosamente osservata dal suo team di psicologi. Alcune camere sono ingombre di ogni genere di ninnolo e chincaglieria. Altre invece molto minimal, quasi spoglie e disadorne. Figurine da collezione di Star Wars in una, Winnie the Pooh e i suoi amici sono invece gli affittuari di un’altra. La personalità e il carattere dei padroni di casa sono così vivi e palpabili negli oggetti d’arredo che Sam e il suo team avvertono la loro impossibile presenza. Le loro impronte psicologiche sono visibili sul manico della tazza floreale ancora bollente di caffè, sull’anta del mobile di legno intarsiato, sugli album di foto di famiglia, sulle sedie in ferro, sui bicchieri da vino in credenza. Il bucato lasciato sul letto, il ferro da stiro da metter via, i piatti da asciugare e quelli ancora sporchi. L’ordine nei cassetti e il caos negli armadi. Tutto parla degli abitanti di un universo che diventa sempre più familiare e conosciuto anche ad occhi forestieri.
Portar via dal proprio ambiente domestico oggetti che ci sono appartenuti e che ci hanno vissuto è come staccare una crosta da una ferita: fa male e per un momento ce ne pentiamo. Basta però poi vedere la pelle liscia, lucida e rosa e tutto cambia. La crosta ci apparterrà per sempre: ritorna dentro.