Non poggiavo la mano destra da nessuna parte perché avevo una ferita aperta e in metropolitana tutto fa schifo. Mi ero pizzicato il dito nella ciappetta dell’ombrello; la ciappetta, il meccanismo di chiusura, come si dice? Quello lì. Che poi ancora fanno gli ombrelli con la ciappetta; fanno gli iPod, gli iPad, e fanno ancora gli ombrelli con la ciappetta che non ha un nome ma fa del male alla gente. Dove c’è gusto non c’è prudenza, direbbe la ragazza alle mie spalle sulle scale-mobili della metropolitana, che anche se non vedevo era chiatta e truccata come un concorso di bellezza di paese al quale probabilmente aveva partecipato e vinto; e proprio quella vittoria l’aveva fatta sentire bella, piena di orgoglio, più di quanto potesse mai entrare nel suo mastodontico stomaco. Ma io non la vedevo perché era dietro di me, con la sua voce grassa e squillante da asina adolescente. Davanti un signore buttava l’occhio sullo smartphone di un ragazzo che giocava a picchiettare il monitor, e lui non capiva, forse manco vedeva. Io guardavo lui e lui guardava quell’altro. Forse qualcuno guardava me che guardavo lui che guardava l’altro. Allora mi feci i cazzi miei e sognai la Florida.
(Photo by nerdontheinside)