Dell’Inferno di Dante si sente parlare molto, prima a scuola, poi attraverso film, libri e mass media, che hanno reso la Prima Cantica della Divina Commedia famosa quanto merita di essere. Tuttavia, non sempre i contenuti sono così chiari al grande pubblico, per la loro complessità, ma anche per la lingua e la forma, stupende ma ardue. Marco Santagata propone in Guida all’Inferno una riscrittura di questi trentaquattro canti, presentati al lettore sotto forma di vicenda romanzesca (alla quale sono alternate brevi e chiarissime note esplicative).
Ogni capitolo di questo libro corrisponde a un canto dell’Inferno, subito dopo un’introduzione che fornisce le linee generali della struttura dell’opera dantesca. Fin da subito la lettura è scorrevole: l’autore sta trattando una materia ardua, ma la presenta in modo semplice e diretto.
Mettendo bene in chiaro la differenza tra Dante autore e Dante personaggio, dà di quest’ultimo un’immagine perfetta, mostrandoci il suo timore e la sua insicurezza all’inizio del viaggio negli inferi; quando sarà arrivato alle porte del Purgatorio, tuttavia, avrà acquisito una consapevolezza nuova e una maggiore sicurezza in sé stesso. Il cammino che ha percorso attraversando le rappresentazioni più atroci della miseria umana lo ha segnato profondamente.
Non smette di stupire la vastità della capacità immaginativa di Dante, soprattutto quando egli ci descrive i luoghi infernali e le pene a cui i peccatori sono sottoposti. Tra queste, non smette di commuovermi la pena destinata ai suicidi (di cui parla nel Canto XIII, uno dei miei preferiti), raccontata da Pier della Vigna, poeta medievale. La loro anima è tramutata in alberi e arbusti, dai quali le crudeli Arpie strappano continuamente rami e foglie, provocando continui lamenti e lo sgorgare inarrestabile di sangue da quelle tremende ferite.
L’abilità di Santagata nel rendere accessibili a chiunque queste descrizioni, e le altre che disseminano la Cantica, è evidente: fa venire voglia di riprendere in mano la Divina Commedia e rileggersela dall’inizio alla fine, di immergersi nel suo mondo divino e fantastico insieme, di ripercorrere passo passo le vite dei dannati (e poi quelle dei beati), per scoprire in esse storie commoventi e meravigliose. Un ottimo libro, senza dubbio; un ottimo invito a tornare a leggere e studiare l’opera più grande della letteratura italiana.