Un giorno, dopo piogge e concime, fertilizzante ed acqua, un fiore sbocciò.
Colorato e vestito di profumo. Bellissimo.
Neanche il tempo di vedere la luce, fu legato insieme ai suoi fratelli con uno spago, incellofanato e caricato su un camioncino.
Luce, di nuovo. Sul legno di una bancarella. Voci e passaggio di monete tra mani di umani.
Anche lui cambiò mano. Passò tra le dita di una donna, che gli fece varcare la soglia di un cancello e lo depositò su una lastra di marmo bagnandolo di lacrime.
Sarebbe appassito presto.
Si rattristò ed ebbe pena di sé. Ma vide che tanti altri suoi fratelli giacevano immersi in vasetti, adagiati per terra.
Qualcuno di essi era di stoffa colorata o di carta. Finto.
Ma il loro compito era lo stesso: morire per onorare la memoria di umani morti.
Lo seppe ascoltando le loro conversazioni e quelle degli altri fiori. Alcuni di loro erano rubati, altri erano stati strappati ai prati – Non come te, che sei nato in una serra, gli dicevano con un certo disprezzo – , altri ancora invece crescevano sulla tomba dei loro nuovi padroni, piantati per vivere e non per agonizzare recisi in pochi centimetri d’acqua.
Qualcuno lo spostò da una tomba all’altra – chi protesta? Nessuno può farlo in questa città di morti – per evitare il fastidio e la spesa. Qualcun altro, dopo, lo gettò in un bidone. In fretta, sciacquandosi poi le mani, riempiendo un vaso d’acqua pulita per cancellare anche il suo ricordo.
Avanti un altro, sfilato dal mazzolino nuovo.
Tempo dopo – non avrebbe saputo dire quanto – sentì il suo stelo drizzarsi. I petali riaprirsi.
Com’era possibile?
Si ritrovò in un prato sconfinato e bellissimo, attraversato da una musica celestiale, ricolmo di profumi e colori.
C’erano tutti i fiori del cimitero, splendenti e odorosi, più belli di quanto fossero mai stati prima di appassire.
Niente spaghi né mazzi.
Fiori di campo e di serra facevano a gara a intrecciarsi in ghirlande dalle mille forme, senza litigare su chi fosse il più bello, solo per creare bellezza.
E gli umani delle foto in quegli oblò di vetro murati nelle tombe ora passeggiavano felici e grati ai fiori che li avevano rallegrati sulla terra.