Non è perché è il mio segno zodiacale, o perché è il soprannome che mi ha dato mia mamma per una vita – alè, momento commozione – ma perché tre libri su questo stesso tema sono decisamente curiosi e abbastanza rari: e sì che il pesce è una metafora di quotidianità completa, un po’ triste ma facile al riscatto.
Ok, so che molti non avranno pensato alla mia stessa metafora. Vi perdono, tornate bambini e leggete oltre, su.
Aprile il pesce rosso, Marjolaine Leray (Logos)
La fate facile voi: viaggiare, combinare qualcosa, giocare a calcio, vedere gli amici… e se foste un pesce rosso come Aprile? La vita non sarebbe uno scherzo (ehm, non vi ho svelato il doppio senso del titolo, vero?): soprattutto se i vostri genitori fossero due acqualisti convinti. Soprattutto se foste piantati in una boccia senza poter girare il mondo. E soprattutto se con voi ci fosse un grosso gattone nero dagli occhi gialli che vi ha chiaramente identificato come “spuntino”.
Aprile però è tosto: sogna di conoscere ogni angolo del pianeta, di diventare un punk con la cresta – pardon, pinna – nera nera, di incontrare l’anima gemella. E allora ecco che tende un tranello al nemico gatto, lo cattura (!) e sulla sua groppa, armato di bastone e carota – pardon, pesce! – , finalmente se ne andrà a zonzo per mari e monti.
I pastelli vigorosi della Leray inventano un personaggio tutto occhioni e facce buffe, che schizza fuori dal foglio con i suoi pochi ma sparatissimi colori. La forza di Aprile è che è nell’insieme semplicissimo ma incredibilmente comunicativo nel tratto: c’è solo una pagina bianca, un pesce, qualcosa insieme lui. E la didascalia, in corsivo elementare. Fine. Eppure c’è tutto: specialmente tanto umorismo sottile, persino nero (dai, che i genitori che diventano sushi – no, “sono passati ad altro” – fanno scompisciarsi!), in cui ridono i bambini e ridono gli adulti. A me l’idea del pesce rosso che vede il mondo dentro alla boccia di vetro con la neve e la Tour Eiffel ha strappato più di un sorriso. Aprile che “tende un trabocchetto” al nemico gatto con la boccia in bilico sulla porta e che “lo cattura” incastrandogli la testa nel vaso, tra tutto quel groviglio di linee a pastello… io ve lo dico, è il mio nuovo eroe. Ora vado a farmi la pinna punk.
La storia di Pe, Sciò e Lino, Anita Tommasi (L’Omino Rosso)
Generalmente, siamo qui per vivere. Ma non sempre al massimo, ovviamente, anzi. E purtroppo anche se si è bambini: capita che ci si trovi a combattere anche per quel minimo che si dovrebbe ricevere, la salute. Sono situazioni in cui le storie aiutano a raggiungere lo scopo, cioè resistere. Anita è la mamma di Nicola, un bambino che a 3 anni si è ammalato di qualcosa troppo grande da spiegare. Per provarci ha cominciato a disegnare per lui l’avventura di tre piccoli pesci, amici per la pelle e con tanta voglia di giocare. Lino, il più piccolo dei tre, non può più stare con gli altri: è sempre stanco e nemmeno le bolle gli escono bene come vorrebbe. Ma per fortuna un latte magico e tanti raggi di sole gli restituiranno la forza necessaria per unirsi di nuovo ai giochi dei suoi amici: tutto è bene quel che finisce bene. Ed è lo stesso per Nicola, che oggi è un ragazzo di dodici anni magari anche per merito di una storia semplice, illustrata con tenerezza da chi illustratrice non ci è nata, ma ci si è inventata per amore. Di certo ha imparato cosa significa gettare il cuore oltre l’ostacolo e metterci il cuore.
Il libriccino esce per una casa editrice pordenonese attivissima nel settore, piccola ma tosta, e il ricavato sarà devoluto interamente al CRO di Aviano (PN) che ha guarito Nicola e che continua a soccorrere chi lotta per la vita. Sapere che certi libri ci sono, che si fanno, e che nell’eventualità possono essere presi da esempio per pensarne di altri ad hoc, è una grande fonte di speranza.
Il pesciolino argentato, da un’idea di Eva Pisano con Chiara Fucà e Stefano Gioda [illustrazioni] e Elisabetta Calamela [copywriter] (Sagep editori)
Dite un po’, un giretto all’Antartide non ce l’avete in programma, vero? No, nemmeno io. Men che meno sott’acqua, troppo freddo. Ma va detto che se in superficie il sabato sera non c’è tutta ‘sta movida, negli oceani intorno al continente è tutto un brulicare di fauna interessante. Prendi ad esempio Ross e Sesi, due pesciolini argentati nati dal disgelo primaverile: il primo con la sciarpa, la seconda col fiocchetto, sembrano proprio fatti l’uno per l’altra. Ma i blocchi di ghiaccio da cui nascono si staccano allontandosi: Ross e Sesi fanno ognuno il proprio percorso, capovolti ai due lati del libro. Incontreranno bellezze incredibili e nemici da schivare, ma per fortuna all’inverno successivo si ritroveranno per un balletto col sorriso.
In collaborazione con l’Università di Genova, Il pesciolino argentato – che quindi, come avete capito, sono in realtà due pesciolini – è un progetto di divulgazione pensato da Eva Pisano e “lavorato” da un team completo, tra copywriter e illustratori. La funzionalità didattica del libro è stemperata a dovere, no, a dirla tutta ho dovuto leggere il comunicato per apprezzarla al meglio senza la collaborazione di un insegnante: altrimenti è solo una storia bella e semplice, piena di pesci colorati e con due protagonisti a cui affezionarsi.