«L’uomo produce il male come le api il miele»
William Golding nacque il 19 settembre 1911 in Cornovaglia; la madre dell’autore era una suffragetta e il padre era preside della Marlborough Grammar School, scuola che Golding frequentò in giovinezza. Frequentò in seguito il Brasenose College dove, benché il padre sperasse di avviarlo a studi scientifici, Golding preferì dedicarsi alla letteratura inglese. Dopo il college, nel 1935 lo scrittore divenne insegnate di inglese e filosofia alla Bishop Wordsworth’s School; fu proprio il rapporto talvolta problematico con gli allievi più irrequieti a fornire a Golding la materia per il suo romanzo più celebre, Il signore delle mosche (1954).
Nel 1940, durante la seconda guerra mondiale, Golding abbandonò l’ insegnamento per unirsi alla Royal Navy, rimanendo in servizio per sei anni: l’esperienza sul mare e i terribili anni della guerra ebbero un notevole impatto sia sul modo di pensare dell’autore che sulla sua poetica. In questi anni, infatti, lo scrittore maturò la convinzione che il male è qualcosa di connaturato nell’uomo e che in determinate situazioni esso può prorompere e non può più essere dominato. Quest’ idea sarà sempre presente nei romanzi di Golding, specialmente ne Il signore delle mosche.
Nel 1945 l’autore tornò a dedicarsi all’insegnamento e alla scrittura e nel 1954 riuscì a pubblicare Il signore delle mosche, precedentemente rifiutato ben 21 volte. Il romanzo narra la vicenda di un gruppo di ragazzi che, dopo aver fatto naufragio, si ritrovano su un’isola; rimasti soli, senza una guida, incuranti del rispetto delle basilari leggi della civiltà, i ragazzi fanno prevalere il loro lato selvaggio e violento, giungendo persino ad uccidere due loro compagni. Con questo romanzo lo scrittore pone le basi della poetica su cui si incentrerà la sua produzione futura: la continua lotta interna all’uomo tra bene e male. Infatti, un tema simile è quello presente ne Uomini Nudi (1955), La folgore nera (1956), Caduta libera (1959) e La guglia (1964), romanzi in cui è inoltre presente un fitto simbolismo. Tra gli ultimi lavori si possono citare L’oscuro invisibile (1979), Riti di passaggio (1980), Calma di vento (1987) e Fuoco sottocoperta (1989).
Nel 1983 Golding ricevette il premio Nobel per la letteratura e nel 1988 venne persino nominato baronetto. Nel 1993 morì per un arresto cardiaco mentre stava lavorando all’ultimo romanzo, La doppia voce, pubblicato postumo nel 1995.
La poetica e il pensiero di William Golding sono rintracciabili in quella che è considerata la sua opera principale: Il signore delle mosche. Il tema fondamentale del romanzo è costituito dalla battaglia tra bene e male, a cui si affianca l’opposizione tra legge e anarchia, rappresentate rispettivamente dai protagonisti Ralph e Jack. Infatti, inizialmente i ragazzi tentano di emulare le istituzioni della libertà, istituendo una forma molto elementare di democrazia che tuttavia degenererà in una feroce anarchia. Il gruppo di ragazzi diventa quindi metafora della barbarie in cui può piombare una società in cui non ci siano i freni inibitori dovuti al rispetto di leggi e principi morali. Alla fine dell’opera, il pianto di Ralph è emblema della desolazione e della consapevolezza della malvagità insita nell’uomo e dei terribili esiti a cui può giungere.