Notti fa ho letto McCarthy.
Nell’addormentamento credevo d’essere la metamorfosi umanizzata di quel buio americano.Come un animale atterrito dalle nuvole più grosse.
Stanotte ho letto Piccirillo. “La terra del Sacerdote”. Nell’addormentamento della notte ultima, ho sognato la campagna nera con un consimile spegnimento, fulgore, mccarthyco. Lì, in questa proiezione oscura (mia), pel tramite del libro di Paolo, gli animali erano nella terra del Sacerdote e morivano per via di grosse nubi arancio. Ridestatomi, sempre nella notte, ho visto ombre estese davanti a me, sul cortile, lì ci ho visto la parabola nera che Paolo ha distribuito secondo il Verbo di Agapito. Poi, nel sogno continuativo che ho ripercorso, tornato nel giaciglio kafkiano, il romanzo continuava a sfogliarsi onirico in una condicio tale da non distinguere se fossi, io, lavoro piccirilliano, o realtà buia. E’ la lingua che divarica i sogni, la lingua di Piccirillo che spacca il sogno, quello buio, quello più giusto, per me, e per Kafka.
Così, quando sono ritornato ai polmoni, alla vita oltre il letto, il libro di Paolo era ultimato. E mi sono chiesto: l’ho finito mentre il libro si buttava nel mio stomaco, nelle mie campagne, nelle orbite del neonato grigiastro che la femmina ha perduto?
Non lo so. Continua ad esistere da sé.
Intanto la giornata mi pareva diventare sera.
Nella mia testa c’era quel fottuto grigio immorale del non tempo. Il non tempo che Paolo m’ha iniettato, quella esasperazione meraviglia che il mondo ha quando si blocca; Paolo l’ha bloccato, nella terra del Sacerdote con lo stile della morte e lo stile del soffocamento. Lo stesso del poter scrivere perché ci si possono ammazzare anche i sogni con la bestia-scrittura.
Paolo lo sa fare.
Questa non è una recensione. Questa non è una spiegazione della trama del libro grazie alla vita. Questo è il sogno del sogno buio; questo è l’effetto che mi ha dato La terra del Sacerdote: questa è la sua scrittura, quella di Paolo che macella la vita per farne specchio dello specchio nero dove la lingua è quella terrosa, asciutta e incantevole.
Amen