Poco poco sole sulla stradina dei fiori invasa dall’odore di pesce fritto e cipolle rosse. Un uomo in canottiera appoggiato a uno stipite sembra a suo agio e lascia nuotare il fumo di una Kim in quel mare d’aria inguacchiata come un papà che porta suo figlio a giocare al parco con altri bambini.
Dall’altro lato, seduto, Francesco Contatore. Anni sei.Troppo impegnato a fare un cerchio a terra col piede per notare il quadretto, e forse pure per sentire i profumi.
“Francè, vai a casa,” gli grida il macellaio che quel giorno non ha bottega. “Corri, che tua madre ti sta aspettando”.
“Sta alla Chiesa,” replica il bambino.
“Buon Ferragosto, Don Alfò,” dice allora il Macellaio all’uomo in canottiera. “Vado a fare una telefonata”. Poi si volta e se ne va a casa sua.
Il papà di Francesco è andato via con l’anno nuovo. Sua madre dopo nemmeno un giorno gli ha detto“mò sei tu l’uomo di casa”. Poi si è messa a lavorare nel panificio, poi in sartoria per fare i centrini. Già a Marzo allora Francesco ha smesso di andare a scuola per passare i giorni girando per le stradine in paese a fare niente o a giocare a pallone con altri bambini senza tanta famiglia.
Il macellaio non ha ancora voltato l’angolo che il rumore nella pancia di Francesco si fa come un tuono. Per strada non c’è rimasto nessuno e questo convince anche lui ad andare a casa, perciò inizia a correre come un cane da caccia. Spesso fa così: fa finta di essere un cane e di correre dietro ai conigli, così va più veloce.
Volta l’angolo e imbocca la discesa: fa forza sui talloni per non cadere in avanti, è come una scheggia.
Verso la fine della strada, quasi a casa Francesco con la coda dell’occhio vede di nuovo il signore con la canottiera. Appena gli si avvicina, questo gli dice “Sei Francesco?”. Lui non dice niente, perché non si ricorda chi è. L’uomo allora si abbassa per guardarlo negli occhi, tira fuori una foto e mentre indica un punto col dito, gli sorride e fa “Essì, sei tu, sei questo qua!”. Nella foto si vedono seduti al Caffè Filò della Piazza il Macellaio e il papà di Francesco con lui in braccio.
Nemmeno il tempo di capire che sta succedendo, e l’uomo con la canottiera piglia Francesco e lo butta in una macchina. Lui piange, chiede di mamma, è l’unica che lui vorrebbe, dove sta? Ma quello non dice niente, guarda solo la strada.
Alla fine si trova in una stanza piccola, da solo, su una sediolina.
Non ci sono finestre, solo una porta di legno chiusa.
Dopo un po’ la porta si apre e entra una donna poliziotto. Dietro alla donna poliziotto c’è il Papà di Francesco.
Il cuore di Francesco inizia a battere fuori dal petto, non sa se deve ridere o deve piangere, ma pure papà non dice niente, parla la poliziotta: gli spiega che papà ha saputo che nessuno si cura più di lui, ed è venuto a prenderlo per portarlo da un’altra parte, in una casa nuova con una sorellina e un’altra mamma.
Ancora una volta Francesco non sa che pensare e si aggrappa alla stessa domanda. “Ma mamma,” dice, “che fa mò, dove sta mò mamma?”
“Mamma un’altra volta ci pensava prima,” gli dice suo papà tirandoselo per mano.