“Attorno alla rupe orsù lupi andiam
di Akela e Baloo or le voci ascoltiam,
del branco la forza in ciascun lupo sta, del lupo la forza del branco sarà.
uulla ullalala uullalala, del lupo la forza nel branco sarà “
Per chi è Scout oppure lo è stato, questi versi suonano familiari e suscitano ricordi spensierati e felici. Questi stessi versi e tutta la filosofia dello scoutismo sono stati tramandati a generazioni di ragazzi e ragazze di tutto il mondo grazie all’adattamento operato da Lord Stevenson Smith Baden Powell (fondatore dello scoutismo) su uno dei romanzi più belli di Rudyard Kipling, suo grande amico. Si tratta del “Il libro della Giungla”.
Le avventure di Mowgli, smarrito in tenera età nella Jungla indiana, allevato da un branco di lupi e che cresce sereno e forte grazie agli insegnamenti dell’Orso Baloo e della pantera Bagheera, per non parlare della cattivissima tigre Sheerekan, sono ancora oggi utilizzate come efficace modello educativo.
Chi era dunque Rudyard Kipling?
L’India gli diede i natali nel lontano 1865 e qui visse fasi alterne della sua vita. Intorno ai 7 anni fu mandato a studiare in Inghilterra con la sorella minore dove rimase sino all’adolescenza. L’allontanamento dall’India, da quel variegato mondo in cui convivevano religioni, etnie e culture tanto diverse tra loro, e la rigidità della società inglese resero il futuro scrittore schivo e depresso, sebbene interessato alle opportunità culturali che l’Europa poteva offrire. Quasi con avidità infatti si avvicinò al mondo della poesia, dell’arte pittorica ed allo studio delle lingue, che già in India gli risultò congeniale. La letteratura dell’infanzia fu per lui una folgorazione ed una naturale inclinazione al tempo stesso. Ad ispirarlo ad inizio carriera furono “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carrol, le novelle dell’amico Rider Haggard ma soprattutto suo padre John, autore di “Beast and Man in India” una sorta di reportage antropologico sul subcontinente indiano dove lavorava come insegnante.
Nel 1882 quando finalmente fece ritorno alla sua terra natia, ebbe la possibilità di sperimentare le proprie doti di scrittore e giornalista scrivendo per la Civil and Military Gazette nello Stato del Punjab ed in seguito per il quotidiano Pioneer. Apprezzando soprattutto i suoi reportage e tanti racconti ambientati in India ed in altre parti del mondo, gli editori assegnarono al giovane Rudyard l’incarico di corrispondente in alcuni paesi dell’Asia orientale, Europa, America fino alla Nuova Zelanda ed al SudAfrica.
I viaggi e la vicinanza a tante realtà socio-culturali così diverse tra loro, forgiarono in lui uno stile personale ed indipendente. A metà strada fra scrittore e giornalista, Kipling fu un cronista attento, preparato ma capace di distaccarsi dalle realtà che descriveva poiché il suo essere un po’ apolide gli consentiva di avere la giusta distanza da schieramenti politici ed ideologici che nell’Europa e negli USA pre bellici avevano creato stereotipi e fondamentalismi, soprattutto per il dibattito sulla spregiudicatezza della colonizzazione inglese.
Dozzine i romanzi, racconti e saggi scritti in circa mezzo secolo di attività e tra i suoi capolavori oltre al già menzionato Libro della Giungla (uscito in due volumi) tra 1894 e 1895, si ricordano le storie di Capitani Coraggiosi (1897), Stalky & C. del 1897,Kim (1901),Storie proprio così (1902), i racconti brevi di L’uomo che volle diventare Re, Puck delle colline del 1906 fino ad una raccolta di Poesie la più celebre della quale è stata “Se”, dedicata al compianto figlio John.
Attraverso i suoi personaggi ed un linguaggio sperimentale innovativo perché semplice ma epico al tempo stesso, seppe esprimere la metafora del potere della natura e delle proprie capacità nel contrastare la malvagità umana; la stessa “legge del Popolo libero” del Branco di Akela insegna al piccolo Mowgli che per diventare adulti bisogna prima imparare a conoscere se stessi anche se “è penoso mutare la pelle” (Il libro della Giungla , La corsa della primavera, cit.).
Il successo degli scritti di Kipling ed il suo talento di romanziere e giornalista furono tra le motivazioni che gli assegnarono il prestigioso Premio Nobel della Letteratura nel 1907. Un trionfo per lui e per tutta la letteratura inglese e mi piace qui riportarne la menzione ufficiale :
“In consideration of the power of observation, originality of imagination, virility of ideas and remarkable talent for narration which characterize the creations of this world-famous author” .
Già in quegli anni alcuni scrittori e pensatori italiani come Cesare Pavese ed Antonio Gramsci intuirono la peculiarità pedagogica dei romanzi di Kipling “dove circola una energia morale e volitiva” (Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, cit.) e fu proprio nel nostro paese, negli stessi anni in cui Kipling girava il mondo, che Emilio Salgari diffuse il romanzo di avventura.
Fantasia, creatività ma anche il fascino dell’ignoto e dell’esotismo con punte di malinconica consapevolezza delle ingiustizie sui più deboli, caratterizzarono la fase giovanile fino a quella più matura dell’attività letteraria di Kipling: “Molto tempo fa ebbi occasione di affermare che “l’Oriente è l’Oriente e l’Occidente è l’Occidente e mai i due si incontreranno”. Mi sembrava esatto perché avevo fatto prova di quello che dicevo; ma avevo anche enumerato con cura i casi nei quali quei due punti cardinali cessavano di esistere.“*
Alcuni lutti familiari, come la perdita della prima figlia in tenera età e dell’unico figlio maschio, lo turbarono profondamente ma non rinunciò ai suoi reportage ed alla scrittura fino a raccontare se stesso e la sua tecnica nell’ultimo epilogo della sua vita che sa anche di omaggio atteso da molti suoi lettori ed amici. Riuscì infatti appena in tempo a concludere la stesura dell’autobiografia “Qualcosa su me stesso, per quelli che mi conoscono e quelli che non mi conoscono” prima che la morte lo colse improvvisamente il 18 Gennaio del 1936.In questo libro racconta quasi in forma romanzata le scelte metodologiche della sua carriera di scrittore ed affida come a un diario personale, emozioni e sentimenti di una vita speciale.
Le sue spoglie giacciono nell’Abbazia di Westminster, onore attribuito a chi ha dato lustro alla patria ed alla società inglese attraverso i suoi insegnamenti ed il suo carisma.
Kipling lo ha indubbiamente fatto, e non solo per il popolo di sua Maestà.
*Cit, Qualcosa di me, Torino, Einaudi, 1986, p.171