Lo scacchiere solletica l’aspirazione dell’usciere
A cucinare l’esaltazione puerile della sguattera
Dei cantanti, che nei ristoranti degli spettri
Delle suicide di Narciso, motteggia con il
Giornalaio dormiente sui piatti.
I contorni arricchiti dagli stipendi invisibili
Dei ferramenta degli orchi, e dalla
Fondente e chiaroscurale pagina di un codice
Assiro.
Inumidii i capelli di melma dei fichi,
troppo acerbi,
infilai il pettine sotto i sedili
del peripatio.
L’urlo degli alberi delle forbici e
Le campanelle che inquinano la
Femminea tripartizione dei pomeriggi
Attecchiti sul rogo delle pesche castane…
Il vento chiuse le palpebre del bambino,
Il futuro suocero della vita crepuscolare
Dei labirinti instancabili.