Forse non esiste Dio. Forse
solo il rapporto
fra noi esiste e gli alberi
annosi o appena d’anni
uno e le erbe
e i coccodrilli e il buon tepore
della sera. Non v’è
che poi la morte ed altro ancora
innanzi ad essa da soffrire. Ma poi tutto
per lei si placa; e in noi s’alterna
timore d’essa e quieta attesa
del suo riposo:
così
oggi è da porre questo giorno fra non quelli
di sofferenza e sgomento: dolce chiude
l’ora di sera col risorgere di una
ampia stellata. Dunque
forse soltanto un dolcissimo rapporto
fra noi e il tutto fa ponte e il tempo passa
lento e veloce.
Umberto Bellintani
Tutto è, e poi non è più.
Umberto Bellintani è stato un noto poeta italiano, scomparso nel 1999. La sua esistenza è stata segnata dalla prigionia nel campo di Dachau negli anni 1943-1945. Di conseguenza anche l’ispirazione poetica ne è influenzata: la sua è “poesia della vita”. Copiosa l’attività di scrittore fino al 1963, anno a partire dal quale decide di smettere di pubblicare per poi sentirne di nuovo il bisogno ormai vecchio, a poco tempo dalla morte.
Una riflessione sul senso della morte è il fulcro di questi versi.
Ci interroghiamo e ci tormentiamo tentando di trovare le prove dell’esistenza di Dio. Siamo completamente presi dal cercare una soluzione di continuità per la nostra vita terrena. Un concreto aldilà. Ma che cosa esiste davvero?
La morte è qualcosa a cui diamo sempre una spiegazione trascendentale, individuandola come l’ultimo episodio di chissà quale mistero. Questo fino a che punto è giusto? Forse che ci perdiamo qualcosa? Che cosa siamo qui e ora?
In verità l’unica cosa di cui possiamo affermare con certezza l’esistenza è il rapporto che si insatura tra uomo e uomo e tra uomo e ambiente circostante. Siamo vivi e siamo reali.
La morte in questa prospettiva cambia aspetto. Non che non bisogna sperare in qualcos’altro dopo questa sosta sulla Terra. Tuttavia il nostro esistere deve avere un significato diverso.
Lasciamo che il tempo passi inesorabile e vuoto. Dimentichiamo che viviamo un giorno di cui la morte è solo il tramonto della sera. Un’immagine positiva e rasserenante, quella proposta da Bellintani, lontana dall’angosciosa visione comune della morte.
Non possiamo negare che la fine che ci attende faccia paura, crei sgomento, sofferenza, ma la morte non è tormento, non è la brusca e violenta frattura di ogni cosa. Essa è solo ciò che dolce chiude l’ora di sera.