La mia poesia non sarà
un giuoco leggero
fatto con parole delicate
e malate
(sole chiazze di marzo
su foglie rabbrividenti
di platani di un verde troppo chiaro).
La mia poesia lancerà la sua forza
a perdersi nell’infinito
(giuochi di un atleta bello
nel vespero lungo d’estate).
Sandro Penna
Poesia di apertura della sezione “Giovanili ritrovate” (1927-1936), questa lirica è una dichiarazione di poetica dell’autore novecentesco Sandro Penna, uno dei più isolati scrittori del suo periodo che non trova spazio in nessuna corrente, pur non essendo completamente estraneo alla realtà storica e geografica in cui scrive. Scrive liriche ricche di elementi anti-ermetici già nello stile che utilizza; abbiamo infatti un linguaggio colloquiale e semplice arricchito da figure retoriche utilizzate con arte e maestria. Come nella poesia “donna in tram”, ogni sua lirica ha un dato realistico da cui partire che funge da eco di espressioni più profonde, come se si trattasse davvero di “giuochi di un atleta bello”. Assapora una realtà a lui contigua per analizzare e giocare con la dinamica dei sensi e con i salti e le cadute di emozioni irruenti che ne scaturiscono; il poeta arriva così a depurare la realtà di ogni suo orpello vano per renderla tangibile e contingente, in ricordo di una vita che ciascuno di noi trascorre.
Particolare, in questa poesia, è l’uso delle due parentesi, quasi a voler dividere il desiderio reale dal simbolismo poetico, contrapponendo, con la stessa formula metrica, due scelte poetiche analizzate: la prima rifiutata e la seconda accettata dal poeta. Si passa quindi dal descrivere un modello raffinato, affascinante e attraente, ma definito “malato” perché inerme come “foglie rabbrividenti”, e un altro modello forte e maturo, efficace e caparbio come il giavellotto di un atleta.
Insomma Sandro Penna porge un invito a tutti i lettori ad apprezzare la crudezza e l’aggressività talvolta dei versi di poeti, capaci di operare una catarsi della realtà per affascinare, abbracciare e incoraggiare ogni lettore o autore a svelare l’essenza poetica anche nella forza delle parole scelte.