“La paura di morire è stupida. Magari a uno può dispiacere, perché se ha una vita bella, interessante, se è felice delle cose che fa ogni giorno…Ma non paura, la paura è degli ignoranti, di chi non accetta il dato di fatto: nasciamo, ma moriamo, anche! E dopo la mia morte resteranno i miei atomi, che andranno a costituire qualcos’altro, torneranno in circolo nel mondo.”
Quella luce lontana di una stella che riflette, sul nostro cielo, il bagliore di una materia già morta, memoria di un qualcosa che è stato, che ora non è più. La luce finita che viaggia attraverso uno spazio infinito, la contrapposizione secolare tra la mente umana e l’Universo, finito e infinito, il limite e l’illimitato, solo in parte conosciuto. La piccolezza dell’uomo di fronte alla vastità dello spazio. È su questo contrasto che discute Margherita Hack, in un’intervista a cura di Giulia Innocenzi del 2012. La vita e i suoi confini, l’etica e le sue contraddizioni, in un dialogo aperto, franco, senza voli metaforici che censurino le idee. Un dibattito che mette in evidenza le distorsioni sociali su argomenti di carattere umano, prima che religioso o laico. La quasi approvazione di una legge che limita la libertà decisionale sul proprio corpo in caso di stato vegetativo, discussa sull’ondata di emozioni causate dal caso Englaro, il caso Welby, il suicidio assistito di Lucio Magri; Margherita Hack offre, su questi argomenti, la sua visione di eccellente scienziata e cittadina libera, ponendo, sul tavolo della discussione, i dubbi su uno Stato che sembra spesso influenzato più dalla religione che dall’interesse dei suoi cittadini.
Una popolazione, quella che emerge da questo quadro, che scansa la materia scientifica, lasciando in sospeso questioni inderogabili. Qual è il limite della scienza? Quale quello della vita? In una società in cui la parola morte viene esorcizzata con l’accanimento terapeutico, si può ancora parlare di volere divino? Epicurea convinta, vegetariana per scelta, Hack espone senza pregiudizi le sue convinzioni. Siamo materia, come le stelle, come le stelle nasciamo, non possiamo decidere dove, ma possiamo decidere come terminare. La scienza come espressione suprema della curiosità umana, come mezzo evolutivo che permette di integrare le libertà civili con le nuove tecnologie, in un’unione complice che non deve mai perdere di vista l’etica sociale, la dignità e il valore dell’individuo come punto di arrivo fondamentale. Una risposta schietta, ironica, e decisa quella di Margherita Hack, che mai si è sottratta all’impegno civile nella sua vita, fornendo un punto di vista che ha arricchito il dibattito sociale, spesso immobilizzato in sterili discussioni che limitano le opinioni al confine tra Bene e Male supremo.
Colpisce nell’intervista, la capacità di guardare dritta al problema, di dare un’immagine della società immediata, senza presunzione, ma fornendo ad ogni opinione i dati che la supportano. Della morte non aveva paura, “quando c’è la morte”, diceva, “non ci sono io”. Come una stella lontana nello spazio, fortunatamente, la sua luce ancora brilla nel nostro cielo. Le idee, forse, sono infinite.
*è possibile trovare, al termine del libro, una copia del testamento biologico creata dal Comitato dei Laici trentini per i diritti civili.