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Tre libri contro i più pigri: capirsi

Anche gli animali parlano, e nelle favole pure piuttosto spesso. E come noi fanno fatica a capirsi, a spiegarsi, sostanzialmente a comunicare. Questione di dialogo, o di lingua, o di “pensavo che” che si rivelano tutt’altro. Parliamo di animali, e di favole, certo; non di persone. Tranquilli. Ma ne siamo proprio sicuri? Io ho i miei dubbi.

E quindi: orsi che cantano, animali poliglotti e lupi in crisi esistenziale; tre capolavori in cui il problema è uno solo, capirsi. Eccoli qui.

 

Piccolo dizionario per animali poliglotti, Ilaria Dal Canton (Corraini)

Che la mucca faccia ‘mu’ e il merlo non faccia ‘me’ è ormai assodato, grazie ad una orrenda barzelletta portata al successo prima da Rocky e poi da Elio. Ma cari miei, è un discorso che vale solo per l’italiano. Perché le mucche inglesi non fanno Muuu, fanno Mooo; quelle tedesche, che pascolano piccante, muggiscono aspirato: Muhhhh; le francesi, esistenzialiste fino ad esibire nonchalance persino sui prati, Meuh; le spagnole, una fazza una razza, come le nostre: Muuuu. E le giapponesi? Saprei trascrivervi l’ideogramma, ma non chiedetemi di pronunciarlo. Come faccio a sapere tutto questo? Grazie allo strepitoso Piccolo dizionario per animali poliglotti di Ilaria Del Canton, edito come tutti questi colpi di genio tra il situazionismo e il design da Corraini: in catalogo tutto il meglio di Munari, per fare un esempio. I disegni della Dal Canton assomigliano a stencil fatati, catturano lo sguardo con tre colori, e le sventagliate di versi – tutti rigorosamente fuori controllo, COCKADOODLEDOOO, I-AAAAA, HÜÜÜÜÜÜÜR, POCPOCPAWRK – si lanciano fuori da becchi e musi come poesie futuriste. Poi ci sono i nomi degli animali, da imparare: rooster, perro, vache, pollito, Ente, (ideogrammi giapponesi per “gallina” che non trascriverò) eccetera. Come fa, goes, macht, fait, hace…? Basta sfogliare il Dizionario per saperlo. Anche come piange un bambino, certamente: con la A, con la O, con la E, con la I o con la U a seconda della nazionalità – ma tranquilli, per quello non servirà la traduzione: il pianto di un neonato è universale per mamme e papà.

Poi, beh, ci sono gli animali il cui verso è… ma non sveliamolo. Guardatelo voi stessi, per farvi un’idea ulteriore del libro, in questo splendido book trailer creato ad hoc dall’editore.

 

Una canzone da orsi, Benjamin Chaud (Franco Cosimo Panini)

Non fai in tempo a girarti un attimo che puf!, tuo figlio si mette a inseguire la prima cosa che lo colpisce e ti tocca rincorrerlo dappertutto. Se sei un essere umano con un bambino recintato all’interno di un appartamento, o comunque di muri con una porta ben chiusa a difendere il fortino, la faccenda non dovrebbe farsi troppo complicata. Ma se sei un orso in letargo e il tuo Orsetto se ne scappa per il mondo rincorrendo un’ape fuori tempo massimo, allora la cosa assume tutta un’altra dimensione. Così Papà Orso è costretto a uscire dalla comoda caverna e a inseguire il suo scapestrato pargolo su e giù per la foresta prima, e per mezza Parigi (!) poi. Fino all’epilogo in un elegante teatro in cui il Flauto Magico sta giungendo al culmine della storia: Papageno con tutto il pubblico pensa ad una trovata curiosa della regia, ma quando Papà Orso ruggisce in un tentativo di canzone se la dà a gambe con tutte le ali in un frullar di frac e di gonne lunghe. Ed è lì che finalmente i due orsi si ritrovano: salgono sul tetto del teatro dove li aspetta un fantastico alveare pieno di miele come ricompensa, con vista su Parigi by night.

Non so se amerete di più la delicata storia o i ricchissimi disegni di Benjamin Chaud: il formato grande grande del volume fa sì che al piede stiano le scritte, ben leggibili, mentre tutta l’ampia coppia di pagine sia travolta di animali, alberi, palazzi, persone, oggetti, foglie, sassi, occhi, finestre, carta da parati e mille altre cose su cui la vista si perde. Ogni pagina con il dito cerchi Orsetto che fugge dietro alla sua ape e vorresti che scappasse per sempre, così da avere pagine tanto belle per l’eternità.

 

Lupo & Lupetto, Nadine Brun-Cosme e Olivier Tallec (Clichy)

Se il logo con l’elefante del giovanissimo editore Clichy vi crea un certo deja-vu, pensate al quartiere di Parigi a cui si riferisce: è contiguo a Barbes – e infatti la prima casa editrice è figlia della seconda, dopo una clamorosa debacle sul mercato del gruppo che la possedeva. A una produzione di narrativa d’alto profilo, Clichy affianca splendidi picture book per bambini, pescati (i titoli, non i bambini) Oltralpe con giudizio e competenza. Lupo & Lupetto è il libro d’esordio di una piccola serie che all’estero (soprattutto negli USA) è andata fortissimo, e non poteva essere altrimenti: una storia di amicizia “forzosa” che avvicina un Lupo solitario, padrone di un albero, una collina e una coperta di foglie, e un minuscolo Lupetto azzurro, che un giorno lo raggiunge sedendoglisi vicino e copiandolo con fatica in ogni suo gesto. Dopo due giorni di diffidenza, quando finalmente Lupo sembra essersi abituato a Lupetto, questo scompare da dove è venuto dimostrandogli improvvisamente la sua noiosa solitudine. Passerà un’intera stagione prima che il suo luminoso azzurro amico ricompaia oltre l’orizzonte, riunendo la coppia sotto l’accogliente albero. Sarà la storia così emozionante nella sua essenzialità narrativa, saranno le pennellate cremose della tempera nei paesaggi, su cui i pastelli disegnano i lunghi musi espressivi dei due buffi lupi, sarà il grande formato tutto panorami e giochi di vicino-lontano: fatto sta che Lupo & Lupetto è assolutamente indimenticabile. E soprattutto, appuntatevi il nome Clichy: sono calati lancia in testa nella giostra dell’editoria e sembrano parecchio determinati.