Virginia Woolf diceva che le parole si appartengono, vivono insieme e si donano significato reciprocamente. Le sillabe si costruiscono restituendo suoni e forme a chi le vuole leggere o pronunciare; la loro storia è scritta ed ha bisogno di una voce per parlare. Già, ma come nasce la parola? E perché l’uomo si serve dei segni grafici e fonici per poter comunicare? Linguisti e filosofi si sono spesso interrogati su questo dilemma. Fra loro anche lo scienziato evoluzionista Charles Darwin compie uno studio dettagliato sulle origini della parola e sul suo scopo comunicativo.
Il linguaggio, secondo Darwin, non nasce per un atto cosciente, un’invenzione funzionale dell’uomo, con un’utilità propria prestabilita. La sua evoluzione si compie lentamente, passo dopo passo, e si accompagna all’evoluzione stessa del genere umano. Parlare non è un atto istintivo, come mangiare, bere, dormire. Per questo impariamo a parlare solo se ci viene insegnato a farlo.
Il pensiero di Darwin sull’origine del linguaggio è racchiuso nel libro The First Word: The Search of the Origins of Language scritto dalla Christine Kenneally. In esso viene ripercorso lo studio che lo scienziato inglese compie sui suoi dati e le sue ricerche. Leggendo gli estratti delle lettere e dei manoscritti, scopriamo le teorie di Darwin in merito all’evoluzione del linguaggio, definito come metà arte e metà istinto usato non unicamente dagli esseri umani per esprimere pensieri ed essere capiti. Infatti, il percorso scientifico compiuto dall’autore de L’origine delle specie non esplora soltanto il sistema comunicativo umano ma anche quello animale allo scopo di trovare fra essi somiglianze e differenze in grado di aiutarci a comprendere l’evoluzione del linguaggio. Ad esempio lo studio delle espressioni umane e animali del volto, come pure la gestualità, sono secondo Darwin parametri molto utili per decifrare emozioni ed sentimenti a cui sono intimamente connessi l’uso e lo scopo di specifici suoni e parole.
Degli studi darwiniani sul linguaggio ci resta il fascino della lunghissima elaborazione, non ancora terminata, anzi in costante divenire, del linguaggio, sia esso verbale che corporeo. Infatti, le ricerche per comprenderne la nascita e l’evoluzione sono un esperimento continuo che si compie ogni giorno con strumenti scientifici inventati la scorsa settimana e collaudati ieri. Come Kenneally sottolinea, “il linguaggio è la nostra più effimera creazione: qualcosa di poco più dell’aria. Fuoriesce dal corpo con una serie di sbuffi e scompare velocemente nell’atmosfera”. Quello della sua evoluzione resterà tuttavia un’ipotesi e non una certezza, come “un fossile non potrà mai dare la sua esaustiva risposta al ricercatore, poiché essa è multiforme e sfaccettata”.