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Dorothy Parker

Ultimamente sentiamo spesso parlare delle donne, di donne strordinarie…forse qualcuna più di un’altra. Dorothy Parker, a molti sconosciuta, da qualcuno amata, da altri odiata. Una vita a scrivere e innamorarsi, soffrire e criticare. Una donna energica e anche piena di debolezze…ma straordinaria a suo modo.

Dorothy Rothschild, scrittrice, poetessa e giornalista americana, nasce a Long Branch il 22 Agosto 1893.

Dorothy cresce nell’Upper West Side a New York e si forma al collegio cattolico del Santissimo Sacramento.

Fino all’età di ventuno anni si mantiene con il lavoro di pianista in una scuola di danza, fino a quando non viene notata per le sue poesie da Vanity Fair, a cui vende alcuni componimenti.

Nel 1914 viene assunta da Vogue come assistente editoriale e nel 1917 conosce e sposa suo marito, Edwin Pond Parker II, da cui prenderà il cognome. Successivamente Dorothy passa a Vanity Fair come critico teatrale. Ed è proprio grazie al suo nuovo lavoro che conosce grandi personalità del teatro e non: entra in contatto con Robert Benchley, Robert Sherwood e tanti altri. Insieme si incontravano all’hotel Algonquin, e formavano la cosiddetta “Tavola rotonda dell’Algonquin”, un gruppo formato da intellettuali, scrittori, e artisti.

Nel 1920, licenziata da Vanity Fair, Dorothy inzia a lavorare come freelance, fino a quando nel 1925, dopo la separazione dal marito e l’intreccio di una relazione con un commediografo prima e con un giornalista poi, diventa membro attivo del giornale New Yorker, appena fondato.

Con l’esperienza al New Yorker, Dorothy si fa conoscere: scrive con un umorismo “feroce”, parla dei suoi fallimenti negli affari di cuore, con una forte, tanto quanto difficile, vena autoironica. Parla anche del suicidio, con sarcasmo e ironia: “I rasoi fanno male; i fiumi sono freddi; l’acido macchia; i farmaci danno i crampi. Le pistole sono illegali; i cappi cedono; il gas fa schifo. Tanto vale vivere…”

In realtà nella sua vita lo tenterà tre volte.

Dopo il successo e la fama ottenuti da questi articoli, negli anni successivi escono sette volumetti di racconti e poesie, raccolti in “Collected Poetry”.

Nel 1934 Dorothy si risposa con un attore e scenggiatore, Alan Campbell. Insieme, ottennero una nomination agli Oscar per la sceneggiatura del film “Jack Conway, è nata una stella”.

Dopo la morte del secondo marito, Dorothy iniziò a bere e ad avere seri problemi di alcolismo. Questi furono la causa delle sue recensioni bizzarre talvolta ridicole, per l’Esquire.

Nel 1967, muore in seguito a un attacco cardiaco a New York.

Molte, le opere scritte dalla Parker e su di lei: “Il mio mondo è qui: novelle” (1993), “The Collected Stories” (1942), “The Best of Dorothy Parker” (1957), “Tanto vale vivere: racconti e poesie” (1983), “The Collected Dorothy Parker” (1989), “Uomini che non ho sposato” (1995).

Dorothy Parker, anche se non se ne sente parlare molto, ha influenzato notevolmente la cultura americana della sua epoca, fino ad arrivare ai giorni nostri: il suo nome appare nel titolo di una canzone di Prince “The ballad oh Dorothy Parker” e Alan Rudolph, dirige un film, uscito nelle sale nel 1944, dal titolo “”Mrs Parker e il circolo vizioso”.

La sua ironia e il suo “prendere e prendersi in giro”, l’hanno fatta apprezzare dal pubblico. E, ad oggi, viene definita “una tra le più argute e caustiche commentatrici dei fenomeni di costume americano dell’epoca, capace di fustigare con cinismo le debolezze, i vizi e le virtù della società del XX secolo”.