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Spendere la vita a rincorrere i giorni

Lo faccio domani, oggi sono stanca. Fra una settimana a quest’ora andremo in vacanza. Il presente è un tempo in disuso. Ricordiamo i giorni e progettiamo il futuro dimenticando di pensare alle ore e ai minuti presenti. Così non sembriamo riconoscere che il passato non è più con noi, non è più qui, mentre il futuro è ancora da venire, percorribile ma ancora da raggiungere. Lasciamo che il presente ci scivoli sopra come una doccia fredda la mattina o la pioggia inattesa di giugno. Impegnati a inseguire un futuro di sogni incerti, cosa viviamo del presente reale ed immediato?

Annie Dillard, con il suo The Writing Life, ci rammenta che la vita è ora. “Come trascorriamo i nostri giorni equivale, ovviamente, a come passiamo la nostra vita. Quello che facciamo in quest’ora e in quella successiva, è quello che facciamo. Pianificare ci difende dal caos e dal capriccio del caso. È una rete per intrappolare i giorni, un simulacro di ragione e ordine, la pace e il paradiso nel relitto del tempo, la scialuppa sulla quale ti ritrovi, anni dopo, ancora in vita. Ogni giorno è lo stesso, cosicché ricordi la serie dei giorni come una trama potente e confusa”.

Per non cadere nella trappola del tempo non vissuto ma trapassato in un istante che a viverlo sembrava eterno, assumersi la responsabilità di ciò che si fa e, di conseguenza, di ciò che si diventa, resta l’unica strada percorribile. In una giungla di ossessioni urlanti e non vedenti, abbandoniamo l’orologio e lasciamo che a scandire i nostri giorni siano i desideri presenti, i piaceri fugaci, le passioni vive. Dimentichiamo la nostalgia e chiudiamola in un cassetto, lasciamo che si riempia di polvere e che se ne resti lì, in pace, senza disturbarci. I sogni lasciamoli appesi a maturare, come i fichi di settembre e l’uva di ottobre: li raccoglieremo quando saranno maturi, al momento, e non diamoci la pena di aspettare.

Già, perché nell’attesa ci consumiamo dimenticando di vivere. Scott Belsky, autore del libro Making Ideas Happen, invita alla realizzazione di quello che amiamo, ora e qui: “Soltanto assumendoti la responsabilità della quotidianità puoi davvero decidere sulle cose che per te contano. Costruisci una migliore routine venendone fuori, concentrati su quello che ami uscendo dalla costante cacofonia, aguzza la tua creatività analizzando quello che per te conta davvero quando si tratta di realizzare le tue idee”.

Quando si cerca di capire ciò che davvero importa, allora si impara a contare il tempo in emozioni. Viktor Frankl, nel suo Man’s Search for Meaning, vede nella sofferenza uno strumento più potente delle lancette per contare i minuti e le ore. Condizione comune a tutti gli uomini, il dolore diventa anche parametro fondamentale per arrestare la discesa dei giorni e cominciare a rallentare, vivendone uno alla volta. Così, “abbiamo bisogno di un cambiamento radicale nel nostro modo di vedere la vita. Dobbiamo imparare e, soprattutto, insegnarlo ai disperati, che non importa tanto cosa noi ci aspettiamo dalla vita, ma cosa la vita in realtà si aspetta da noi. Dobbiamo smetterla di interrogarci sul significato della vita e pensarci come coloro che sono posti sotto esame da essa stessa, quotidianamente, ogni ora”. Le domande allora richiedono una pausa, una riconsiderazione del presente, una fermata sul passato, uno standby sul futuro.