«L’unica ragione che abbia un romanzo di esistere è che cerca di rappresentare la vita».
Henry James fu uno degli scrittori più prolifici del XIX secolo: nel corso della propria esistenza infatti scrisse più di venti romanzi, centinaia di racconti brevi e novelle, saggi di critica letteraria, letteratura di viaggio e opere teatrali.
James nacque il 15 aprile 1843 a New York dal teologo e intellettuale Henry James Sr. e Mary Robertson, il secondo di cinque figli. L’interesse del padre per la letteratura e il legame che intratteneva con i maggiori intellettuali dell’epoca portarono ben presto il piccolo James a nutrire un interesse per la letteratura, al punto che divorava romanzi in inglese, francese, italiano, tedesco e russo. Affinché ai figli fosse impartita l’educazione migliore, la famiglia si trasferì in Europa, dove ai fratelli James fu inizialmente insegnata letteratura. In seguito, Henry abbandonò gli studi di legge per dedicarsi interamente alla scrittura e pubblicò il primo racconto breve, A tragedy of error. Nelle prime opere dello scrittore è evidente l’interesse per il soprannaturale, elemento presente in molti narratori del XIX secolo e tratto che si ritroverà anche in Giro di vite (1898). Insieme a quest’opera, tra le più celebri sono da ricordare: Gli europei (1878), in cui compare il tema dell’opposizione tra l’innocenza americana e la corruzione europea, Daisy Miller (1878), Piazza Washington (1880), Ritratto di signora (1881), I bostoniani (1886).
Dopo un breve soggiorno a Parigi nel 1876 l’autore decise di stabilirsi a Londra, tornando varie volte in America prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Rispetto al fratello William che si sposò ed ebbe cinque figli, Henry rimase celibe per tutta la vita: alcuni ne attribuiscono la causa alla presunta omosessualità dell’autore, altri alla perdita della cugina Mary a cui egli era affettivamente legato. Sembra infatti che per le figure femminili delle sue opere James si sia ispirato proprio all’amatissima cugina.
Nel 1867 lo scrittore si trasferì dalla caotica Londra alla quieta Rye, nel Sussex, dove comprò Lamb House e divenne cittadino britannico a tutti gli effetti. Il 2 dicembre 1915 ebbe un attacco di cuore e, a causa delle conseguenze, morì qualche mese dopo.
Nelle proprie opere James descrive personaggi dotati di un notevole sviluppo psicologico all’interno di un discorso relativo a società e politica, in unione a considerazioni su libertà e moralità. Anche le tecniche narrative impiegate permettono all’autore di far emergere la psicologia dei personaggi, specialmente l’uso del monologo interiore e di un punto di vista interno alla narrazione. Ad esempio, in Ritratto di signora James mostra un’insolita capacità di indagine della psicologia femminile, tratto che ha inoltre portato alcuni critici ad avvalorare l’ipotesi della sua omosessualità. Inoltre, il conflitto dell’individuo con la propria interiorità e con la società circostante è uno dei principali nuclei narrativi nelle opere dello scrittore: l’autore stesso per tutta la vita si sentì un emarginato, mai completamente inserito nella società in cui viveva, né in quella americana, né in quella inglese. Il tema della difficile integrazione degli americani in Europa è infatti una costante in alcune opere di James (come L’americano e Ritratto di signora), emblema della difficoltosa e mai riuscita integrazione dello scrittore stesso. Questo elemento ha indotto molti critici a considerare Ritratto di signora come rappresentazione della condizione esistenziale di Henry James: la protagonista Isabel Archer incarna infatti l’innocenza americana corrotta dalle insidie dell’ Europa; inoltre, nel legame che lega questa figura femminile al cugino Ralph molti hanno intravisto l’affetto e la passione di Henry James per la cugina Mary. Un’ integrazione mai riuscita che portò l’autore all’isolamento, un amore troncato che indusse James al celibato: sono queste le due costanti narrative ed esistenziali di Henry James, queste le due problematiche che egli non riuscì mai a risolvere.