È un rapporto a tu per tu con Venezia di cui nessun aggettivo potrebbe essere esaustivo, che fa sentire, percepire il magico che c’è in se stessi, toccare l’ispirazione creativa che, quando tace il rumore dell’affanno quotidiano, emerge come sinfonia del silenzio di quello che i meditatori chiamano il vuoto fertile”.
È un viaggio complicato la vita, un labirinto intricato fatto di strade strette ed angoli bui, in cui ci si perde facilmente, e può capitare di ritrovarsi d’un tratto al punto di partenza. E nelle tante manie che le nostre ossessioni generano, piccoli grandi mostri che ci perseguitano al punto da renderci la maschera buffa di noi stessi, la paura di un viaggio in solitudine diviene l’ombra più terrificante. Lorenzo Bracco e Dario Voltolini questa paura la esorcizzano con ironia, leggerezza, in una storia sospesa in una nuvola quasi impalpabile, che porta in scena l’ordinaria follia della vita quotidiana nella sua comica malinconia. In un viaggio che esplora la profondità dell’amicizia, due personaggi senza nome affrontano il mare della vita lasciandosi alle spalle le loro piccole manie, i gesti quotidiani, in un equilibrio perfetto in cui i difetti dell’uno completano quelli dell’altro.
Anonimi senza volto, psicoterapeuta l’uno, cliente l’altro, L. e D. divengono specchio perfetto delle nostre esistenze, persi come tanti nella folla di vite umane dettate dal caso. Come due pezzi perfetti di un puzzle dalle sfumature diverse, la loro amicizia diviene la stampella che rende sopportabile l’ordinario. In un susseguirsi di gag divertenti ed inverosimili manie ospedaliere, il viaggio assume i tratti di una continua scoperta, in cui le identità si incrociano per lasciare spazio a paesaggi splendenti, ricchi di dettagli e storie, che come in una pièce teatrale divengono i veri protagonisti della messa in scena. E allora le vite ordinarie di L. e D., le loro ossessioni e i piccoli battibecchi, si mescolano perfettamente nella grandezza dei paesaggi che visitano, mostrando come, in fondo, la vita sia un insieme di dettagli e casualità, legati tra loro da un sentimento che rende comprensibile l’inafferrabile.
Con un linguaggio leggero, “Da Costa a Costa” si addentra nella profondità dei rapporti umani, sdrammatizzando l’oppressione della vita quotidiana, con un’ironia che dipinge a tinte vivaci i tratti di personaggi dalla dolcezza malinconica. Il viaggio diviene un senso di liberazione, una scoperta continua di un mondo che offre infinite possibilità di conoscenza oltre la monotonia delle vite che conduciamo. Nella perfetta simmetria di una storia comune, l’amicizia tra L. e D. permette loro di spogliarsi dalle proprie maschere, e ridere dei propri difetti, per scrivere così la loro storia, quel diario a quattro mani in cui raccontano la loro avventura, trascinando nel proprio viaggio anche il lettore.