L’arcobaleno solare è un fenomeno ottico e meterologico che produce uno spettro di luce nel cielo, quando la luce del sole attraversa le gocce d’acqua rimaste in sospensione dopo un temporale, o presso una cascata o una fontana. Visivamente è un arco multicolore, rosso sull’esterno e viola sulla parte interna. La sequenza completa è: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e viola.
Donato Cutolo racconta, in poco meno di cento pagine, la storia di Vimini, una ragazzina di San Timo che dopo tre anni e mezzo di lontananza torna nel suo paese. L’aeroporto, la madre Lara che tra puzza di alcool e gomme da masticare alla menta, l’aspetta ansiosa. L’incontro: il silenzio tra le due è tagliente. La prima metà del libro è un racconto al passato, le due donne sono in macchina per tornare a casa, Vimini guarda fuori dal finestrino senza fiatare e osservando il paesaggio le vengono in mente i ricordi: il padre Pierre sempre assente, la vita al casolare da nonna Cecilia, la scuola, i pomeriggi passati a passeggiare e Remo.
Remo, orfano, comincia presto a lavorare al porto, come pescatore e come guardiano per qualche sigaretta e qualche spicciolo; duro con la vita, si scioglie quando vede Vimini e con lei pian piano scopre l’amore, un amore adolescenziale fatto di risate, di sguardi, di sospiri;
Remo trasaliva e cercava ripari all’ombra di quei riflessi, nella sua aura schiva: un po’ per conseguenza della legge di Dio, un po’ perché Vimini lo faceva tremare davvero. E il tremore, in età adolescenziale, non è cosa da poco. Coinvolge appieno i sensi, senza calcoli, né soste, i conti tornano e le promesse contano. E’ l’età in cui l’amore, è valico al sogno, al delirio ma anche al primo approccio con la paura dell’abbandono.
Cutolo racconta così l’altra faccia del paesino di Vimini, da un lato un inferno, almeno per Lara che trasferitasi lì dalla campagna, sperava di trovare il paradiso. Ed invece, dopo aver lavorato in diverse osterie, conosce Pierre e si innamora del suo fascino, del suo denaro, della sua vita. Un amore forte e intenso, tanto intenso da far si che dopo solo un anno, il frutto già si materializzasse: una bimba, Vimini. Lara si concentra sulla figlia per cercare di colmare il vuoto lasciato dal marito, sempre fuori per lavoro, che credeva col suo ritorno fatto di giochi e frettolose notti d’amore potesse restituire alla moglie e alla figlia una qualche stabilità familiare. La vita però sfugge dalle mani, Lara è sempre più sola, comincia a bere, prima nella solitudine della sua casa, poi nelle bettole del paese di notte, rendendosi preda di uomini loschi e dei chiacchiericci del paese. Vimini va a vivere dalla nonna Cecilia fino ai suoi quindici anni. La morte della nonna porta via anche l’ultima briciola di stabilità della ragazza che viene così portata in Francia dal padre, per vivere lì.
Poi il ritorno, dopo tre anni e mezzo, per un’estate, in quel paesino. I ricordi, quelli belli tornano a farsi sentire e l’incontro di Vimini con Remo diventa qualcosa di magico. Insieme alla magia però, c’è qualcos’altro. Remo ha un nodo in gola, qualcosa da dire a Vimini ma le parole si bloccano e bruciano insieme al rimorso di ciò che ha fatto. Così scappa da lei, da quello che ha fatto, da ciò che è stato. L’estate di Vimini diventa orribile, c’è l’amico Sacco questo è vero, ma tra la madre sempre più assente e Remo che sfugge, la ragazzina si sente sola. Fino a quando, tutto cambia…. una notte….un arcobaleno lunare….una lettera….un omicidio.
L’ultima parte del libro è in assoluto quella più veloce, con un colpo di scena finale poco atteso. Cutolo ha raccontato una storia di amore, solitudine, errori, rinascita, in uno stile vero e semplice, come lo sono le emozioni. Bolle di sapone di vita.