Osservare i bambini giocare è come guardare un artista all’opera. Non seguono schemi prefissati, progetti, modelli. La loro fonte d’ispirazione è ciò che gli sta intorno; le loro idee non sono guidate da cartamodelli mentali facili da eseguire; le loro creazioni sono originali, uniche e non ripetitive.
Se ci si siede o ci si distende accanto a loro, riescono a guidarci, a volte a fatica, nel loro mondo. Per fare questo viaggio bisogna lasciare la valigia piena di schemi, tabelle, regole e modelli a casa. Portare solo la nostra fantasia e la voglia di creare è l’unico ordine da seguire. Prendendo colori, pennarelli e pastelli, vi dimenticherete di restare nei bordi e di tracciare linee orizzontali o verticali. Il segno è sinuoso e si muove incurante dell’estetica codificata. Juliet Kinchin, nel suo saggio introduttivo al volume del Museo di Arte Moderna (MoMA) di New York, Century of the Child: Growing by Design 1900-2000, scrive che “i bambini ci aiutano a mediare tra l’ideale e il reale: spingono i nostri pensieri avanti. La loro natura ci incoraggia a pensare in termini di un disegno flessibile, inclusivo ed immaginativo”.
Giocare con i lego e le costruzioni potrebbe sembrare il gioco più schematico, ripetitivo e privo di immaginazione di sempre. Eppure il pensiero dei più piccoli lascia le briglie sciolte e corre su strade non battute e percorre fitte foreste. I bambini sono i pionieri di nuove forme d’arte perché “rendono evidente quanto l’arte moderna abbia cavalcato alte e basse pratiche culturali, dai fumetti all’architettura all’organizzazione urbana. Ci mettono in grado di seguire le tracce che collegano le tendenze più disparate e apparentemente contraddittorie del secolo scorso” (Juliet Kinchin).
Anche Picasso diceva che ogni bambino è un artista. Scopre e codifica forme, temi e modi di costruire, colorare, disegnare. Riempie i vuoti, stacca i bordi, incolla spazi e ne ristabilisce o rompe i limiti. Ogni bambino può dirci molto sulla necessità di portare nella nostra vista più di una pennellata di fantasia e creatività. Ci ricorda di quanto sia essenziale esplorare nuove direzioni e deformare linee ed orizzonti. Costruire e demolire potrebbero perfino diventare sinonimi. Il tutto per ridarci un senso di legame con il mondo e con gli altri, uno spirito colorato di appartenenza e confronto. “Gli artisti, come i bambini, trovano forme e collegamenti. L’importanza della trama e dell’atto creativo, sia per i bimbi che per gli adulti, diventa un modo per capire le relazioni spaziali e creare un senso dell’individuo in relazione con armonie cosmiche” (Juliet Kinchin).
La visione del loro mondo è modificabile ad ogni istante e suscettibile di distruzioni e ribaltamenti in maniera continua e difforme. Proprio come gli artisti più visionari, i bambini rimodellano le percezioni dei sensi e le adeguano ai propri bisogni ed inclinazioni. Bisognerebbe imparare da loro a vedere il mondo con altri occhi, perché “i bambini, con le loro percezioni prive del bagaglio delle convenzioni sociali e culturali, simboleggiano il pensiero utopistico e ci ispirano a chiedere un futuro, differente, migliore e più luminoso” (Juliet Kinchin).