Alte casse lunghe e da viaggio, poiché la tua dote è grande figlia mia, non sognarti mai di tornare indietro. Oh, ma tu chiedi troppo madre mia: quando è nuvolo ad oriente dicono che il vento soffierà, quando è nuvolo a occidente dicono che la pioggia cadrà e quando il vento diviene favorevole: Yoi! Sora! Anche la nave più grande tornerà in porto.
Quello di Mishima è il racconto di una storia d’amore in un’ isola del Giappone. L’amore è come il mare: cristallino e calmo nelle dolci notti, torbido e agitato in quelle tempestose. Il mare è la cornice perfetta per le parole sussurrate e gli sguardi intensi dei due giovani protagonisti de “La voce delle onde”. Un paesino di pescatori nell’Isola del Canto dove una musica latente accompagna la nascita e le difficoltà di un amore che deve affrontare i chiacchiericci del posto, le regole sociali di caste diverse, lui, Shinij un giovane dalle umili origini che non possiede ricchezze, lei Hatsue, figlia dell’uomo più ricco dell’isola che dei suoi averi non sa che farsene; l’altro, il giovane che il padre ha scelto per lei perchè più congeniale, per la sua posizione a garantire un eventuale matrimonio di casta. A Shinij e Hatsue però le garanzie non servono a nulla e gli impedimenti alla loro unione dettati dalle ragioni locali non fanno altro che alimentare la voglia di appartenersi e il timore di poter essere scoperti. Nulla di malizioso nei loro sguardi, nei loro respiri, nelle loro parole che sfidano la realtà nel profondo dei loro cuori.
“In città i giovani apprendono facilmente dai romanzi o al cinema le maniere di amare; a Uta-jima invece non c’era praticamente alcun modello da seguire. Perciò, per quanto si scervellasse, Shinji non aveva la minima idea di ciò che avrebbe dovuto fare durante quei preziosi minuti trascorsi fra l’osservatorio e il faro, quando era rimasto solo con lei. Sapeva soltanto di provare un acuto senso di rimpianto, una sensazione che vi fosse qualcosa che egli aveva completamente trascurato di fare.”
Mishima accompagna, nelle pagine del suo libro, la storia d’amore alle descrizioni paesaggistiche e, soprattutto, è come se le sue parole divenissero musica, una musica delicata, soave che assomiglia al rumore delle onde, al loro dolce lamento di fronte alle sofferenze degli innamorati, al loro tocco delicato quando accarezzano i corpi nudi dei due, che vicini conoscono l’amore. Il racconto procede a ritmi alterni, rallentandosi come per seguire l’andamento della vita del villaggio, galoppando quando ad esplodere sono le emozioni dei due: il mondo asiatico concentrato nel piccolo cosmo dell’isola, nel faticoso lavoro dei pescatori e delle raccoglitrici di perle, esprime tutta la veridicità di quel mondo visto dal di dentro.
“Il ragazzo sentì che esisteva un perfetto accordo fra lui e quell’opulenza della natura circostante. Trasse un profondo respiro e fu come se una parte di quell’invisibile che costituisce la natura avesse permeato l’intimità del suo essere”.