Photo by nerdontheinside
Giallo di sera, tempo da spighe. Come quando sei bambino e ti ricordi che aspettavi la notte con un po’ di paura. Prima di salire a casa, la strada era fredda e le gambe sforzate. La mano in su, verso l’alto. Poi le scale pesanti, l’angolo buio, la finestra sul terrazzo, la porta di piombo.
Si entrava in un sogno di seppia, dove ogni mattonella ti faceva sentire che qualcuno lì c’era già stato. Attraversavo un corridoio e sapevo che la mia scarpa non faceva più rumore di quella chiodata dei soldati, di cui si sentiva ancora l’eco.
La mia stanza era stata messa a posto. Anche i libri erano in ordine. I libri dai fogli gialli, gialli come qualunque altra cosa intorno. Un giallo spento, che riposa o sta morendo, forse intossicato dalle migliaia di sigarette che ancora non avevo cominciato a fumare.
Le tende, per fortuna, erano a lavare: vedevo la luce del lampione attraverso i fori nella persiana. Non mi piaceva la notte, mi faceva paura. Guardavo il calendario futuro e già pensavo alla rivoluzione del tempo. Costruivo discorsi. Faticavo. E poi pregavo, perché niente avevo da perdere.
Giallo di notte, tempo da spighe. Non dormirò più.