L’amore visto attraverso gli occhi degli altri sembra davvero un campo di rose e fiori, dove profumi si incontrano e mescolano, l’aria è tiepida e si sentono perfino gli uccellini cinguettare. Facendone però esperienza attraverso i nostri sensi e vivendolo attraverso i nostri occhi, il prato fiorito appare a volte meno lussureggiante, forse con qualche erbaccia e delle zolle incolte. La sua vera bellezza sta in questo: nella forza della sua non omogeneità.
Per innamorarsi basta poco: uno sguardo, una voce, il colore della pelle e dei capelli, la forma della bocca, la luce di un sorriso. Credere e appassionarsi all’amore comporta forza di volontà e spirito di avventura. Jeanette Winterson spiega che innamorarsi è come cadere dallo spazio su un altro pianeta e “quando ci arrivi tutto sembra diverso: i fiori, gli animali, i colori. […] Innamorarsi è una grande sorpresa: pensavi di avere tutto sul tuo pianeta, ed in parte era vero, ma poi qualcuno ti ha fatto cenno da un’altra orbita”. (Big Questions from Little People And Simple Answers from Great Minds). L’innamoramento è fare quel salto senza rete di protezione, il sovvertire le leggi dell’universo e le forze gravitazionali per portare nella stessa orbita due pianeti per poi scoprire che quel “passo si doveva fare per essere con chi non vuoi/puoi stare senza”.
John Keats vede nell’innamoramento la forza della bellezza e la verità dell’immaginazione. Innamorarsi vuol dire lasciarsi andare allo spettacolo della natura e alla meraviglia degli occhi, circondarsi della fantasmagoria dei colori e delle esperienze visive per coltivare la passione della scoperta. Scrive ai suoi amici: “Non sono sicuro di nulla se non della santità degli affetti del cuore e della verità dell’immaginazione. Quello che questa concepisce come Bellezza deve essere per forza vero”. (Lettere di John Keats alla sua famiglia e ai suoi amici).
Dal canto suo, Anais Nin, ribatte che “è facile amare la natura nei suoi momenti di pace e di quiete, ma bisogna amarne anche le sue furie, le sue disperazioni e le sue manifestazioni selvagge, soprattutto quando queste sono causate da noi” (Diario di Anais Nin). Nei suoi appunti, la natura diventa metafora dell’amato che risponde agli agenti atmosferici (cioè le manifestazioni amorose) di conseguenza: sboccia col caldo sole, piange al freddo, si sfoglia al vento. Così l’amore deve imparare a resistere alle intemperie e alla burrasca e aspettare un nuovo raggio di luce. La bellezza, e l’amore di lei, sono la forza del resistere alle intemperanze.
In Adam Bede, George Eliot ribadisce tutto ciò, in quanto spiega che “il sentimento umano somiglia alla potenza dei fiumi che benedicono la terra: non aspetta la bellezza poiché scorre con instancabile forza e porta la bellezza con sé”.
Abbandonarsi allo scorrere delle emozioni e lasciarsi portare dalla corrente dei sensi senza guardarsi intorno spaventati per trovare un appiglio, un ramo caduto a cui aggrapparsi, arrivare dove l’acqua è più bassa per uscire fuori: sarebbe come toccare il fondo e da lì, solo con la forza del coraggio, si torna davvero su a rivivere la vera bellezza.