La giornata tipo del neolaureato italiano comincia con una ricca colazione, ché fa sempre bene e stai a posto fino a pranzo. Non importa a che ora ti sveglierai, qualsiasi ora andrà bene per te che come obiettivo di questa mattinata hai una trafila di curricula da inviare a una serie di aziende di cui ti è stato fatto il nome ieri sera, dal tuo ex compagno di banco del liceo. Perché ricordare i bei tempi andati, quando progettavi un mestiere, con tanto di stipendio a fine mese, non fa mai male, ogni tanto. E’ un lusso che i poveri sognatori devono pur concedersi.
Dopo l’oneroso lavoro di copia e incolla al computer, si fa l’ora degli annunci internet, che non sono da sottovalutare: può capitarti l’offerta del mese, un impiego che – visti i tempi precari – in molti si sognerebbero (fare il dog sitter in una zona raggiungibile solo con due mezzi pubblici diversi è un’occasione irrinunciabile).
A pranzo sei coi tuoi, vivi chiaramente ancora con loro, sarebbe da pazzi accollarsi l’affitto, i prezzi sono alle stelle ultimamente, poi le comodità che ti dà la mamma non te le dà certo la moquette del bagno di una camera in via Tal dei Tali.
Dopo pranzo, scappa una pennichella, giusto per evitare di poltrire sul divano davanti ai programmi demenziali del pomeriggio per le prossime quattro ore, tanto la tv è sempre lì che ti aspetta, fedelmente tua.
Con l’ora del caffè, si risveglia la mente, si risvegliano i buoni propositi, e quindi di nuovo davanti allo schermo del computer, a cercare notizie interessanti, tutto sommato anche un part time va bene, non hai certo la pretesa di trovare posto all’interno della libreria della città, figuriamoci se la Feltrinelli apre le porte per te, Mr Qualunque. Un curriculum qui, un curriculum lì, siamo a posto fino a cena.
L’interrogatorio non manca neanche oggi, ma tu li capisci, i tuoi genitori, perché mai hai scelto una facoltà umanistica? Economia sarebbe stato più adatto ai tempi, ecco. Indirizzo marketing, e i tempi li avresti superati. E invece no, sempre lì a legger libri, a comprarne, che poi il weekend non c’è neanche modo di bersi una birra senza farsi i conti in tasca. Quest’idea di voler inseguire le proprie passioni, chi te l’avrà mai messa in testa? Tu li fai parlare allora, ti mantengono da quando sei nato, è il minimo.
La sera la dedichi soltanto allo svago, che poi svago è fino a un certo punto visto che la maggior parte della combriccola è messa come te, se non peggio. E peggio sta chi non si è ancora laureato, e sta per farlo, con tanto di sorriso a cinquantatre denti, e poi sente i tuoi discorsi e gli viene in mente una lista interminabile di motivi per scappare in Alaska a tagliare gli alberi.
A letto non vai troppo tardi, il romanzo sul comodino ti aspetta e soprattutto ti aspetta un’altra giornata memorabile domani. Buonanotte, quindi.
Assieme al ragazzo ventiquattrenne, neolaureato d’Italia, la sera vanno a dormire i suoi desideri e le sue speranze, che sono suoi e di una parte tanto grande di gioventù, che chiamata così ha un effetto quasi areale. È ahimè un dato di fatto evidente, quello per cui in Italia non si può vivere di cultura. I giovani che decidono di cambiare qualcosa prenotano un volo aereo per l’estero, dove le proposte non pullulano, ma ci sono.
Allora la preparazione di anni ed anni, le specializzazioni, gli stage poco o affatto retribuiti, le porte in faccia ricevute, tutte le fatiche che ti hanno portato a realizzarti personalmente più che professionalmente, sono solo inchiostro per riempire un curriculum che verrà scartato senza essere stato letto. L’eccellenza del singolo è lasciata in pasto ai cani. Ci si deve accontentare di un lavoro part time che nel migliore dei casi ti fa arrivare a fine giornata. Lo Stato, tra dimissioni, maggioranze effimere, rielezioni, vecchi e nuovi protagonisti politici, ignora del tutto il problema, con l’unica motivazioni di mancanza di finanziamenti.
E allora che si fa? A dormire, ché domani inizia un’altra giornata.