Quando si è saggi si fa una cucina migliore, o forse lo si diventa quando si è più consapevoli nel cucinare. La vita è come la cucina e viceversa.
Non datevi delle arie se siete cuochi provetti e non sentitevi nullità se a stento riuscite a fare un uovo fritto.
Potete decidere di compiere un pellegrinaggio eretico intorno al fornello e mischiare quello che preferite o quello che non avete mai assaggiato, potete diventare sostenitori della Nuova Anarchia Culinaria mangiando 7 volte al giorno, piccoli pasti, piccole digestioni se la vita è qualche volta indigeribile.
Nella cultura del cibo volete regole o preferite solo suggestioni, indicazioni generiche, sostituzioni e lievi deviazioni?
Fate questo sentiero come vi pare, siate nudi e privi di ricettari.
Siate ispirati perché la cucina si fa nel frigo, prendendo quello c’è, o nell’armadietto delle spezie, o nella dispensa dei cibi portati da lontano; lontano è magari il negozio pakistano del centro città.
Finchè trovate uno spicchio d’aglio o un pizzico di zafferano avrete a disposizione una serie infinita di possibilità, una fonte praticamente inesauribile di variazioni sul tema.
Non comprate ricettari ma romanzi di viaggio, da lì trarrete i nuovi gusti che non avete mai assaggiato.
Concentratevi sull’atmosfera che un piatto sa creare attorno a sé, sulla capacità che una zuppa ha di portarsi dietro un’accesa discussione tra amici, una confessione, un bacio.
Smettetela di preoccuparvi delle dosi e delle quantità, smettetela di censurarvi e snaturate tutto ciò che potete.
Fregatevene del bio, del compost, del vegan e del macro; siate per una volta o per tutte le volte convincentemente disordinati, e maggiormente ancora.
Non è soltanto cucinando che uscirete vivi dall’angoscia del vivere, ci vorrà almeno una lettura metafisica, o un pezzo della Recherche, un fumetto erotico o un cruciverba.
E una forchettata di chitarrina alle vongole prese direttamente dalla schiena di chi amate.