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“Tu sei il male” di Roberto Costantini

Se la prima volta le cose fossero andate diversamente, forse non avrei ucciso tutte le altre. Me lo chiedevo spesso all’inizio. Dopo tanti anni non so nemmeno più quante siano e la domanda è cambiata: sarei un essere migliore se avessi ucciso solo lei, in un unico attimo di follia? Oggi non odio più le donne che uccido, dopo tanti anni sono solo bambole di pezza.

Il 2011 è stato l’anno in cui Roberto Costantini  ha fatto il suo esordio nel mondo della letteratura con il thriller “Tu sei il male” dove sembrano esserci tutti i migliori elementi del genere: dal titolo che affascina, alla trama ingarbugliata e composta da fili che si allacciano gli uni agli altri; dalla precisione nel descrivere i posti, con un attenzione rilevante ad ogni minimo particolare, ai personaggi, descritti in maniera così accurata e fedele alla caratterizzazione umana da far pensare che fosse esistito davvero quel tal personaggio con quel corpo e quella mente. Il protagonista è, ovviamente, il fiore all’occhiello del Costantini; Michele Balistreri,commissario di Polizia prima, nel lontano 11 luglio 1982 e  capo della Sezione Speciale Stranieri della Capitale poi, quando le indagini si spostano nel mese di luglio di ventiquattro anni dopo. L’autore ha dato vita alla figura dell’eroe/anti-eroe che, attraverso una metamorfosi, passa dall’essere superficiale, arrogante, insonne, depresso, dedito alle donne tanto da riuscire a trovarne sempre una nuova ogni sera in un bar, all’alcool e alle partite di pallone, al divenire un uomo maturo che trova la forza di lottare con il suo passato oscuro. Costante pregio nel suo carattere, il non accondiscendere a nessun atto di servilismo nei confronti dei ricchi. Gli altri personaggi, forse un po’ troppi, sono tratteggiati con pochi elementi ma così intensi da permettere al lettore di ricordarne i nomi e i loro ruoli all’interno della storia. Roma fa da sfondo a questo thriller italiano; il calcio invece è l’elemento che apparentemente nel tempo lega due storie: quando in quella sera d’estate del 1982 l’Italia festeggiava la vittoria del mondiale in Spagna contro la Germania, una giovane donna, Elisa Sordi che lavorava in una società immobiliare del Vaticano, scomparve all’improvviso. Balistreri, a cui viene affidato il caso, sembra non interessarsi particolarmente alle indagini almeno fino a quando viene ritrovato il corpo della giovane sul letto del fiume Tevere. Il caso resta irrisolto, non c’è un colpevole e le dinamiche del delitto sembrano essere ancora troppo evanescenti. Il primo blocco narrativo si conclude qui; il lettore ha quindi a disposizione non troppi elementi e trascina con le pagine la figura misteriosa di Balistreri e dei suoi demoni segreti. La parte centrale è corposa e forse in alcuni punti un po’ troppo rallentata con una dilatazione della scrittura in cui a risentirne è la soglia dell’attenzione alla lettura, in questo blocco un po’calante.

È 6 luglio 2006. Roma e il mondiale di calcio sono ancora una volta lo sfondo sul quale si stagliano le vicende; l’Italia esce anche stavolta vittoriosa, portandosi a casa la coppa con la disfatta francese.  La madre di Elisa, Giovanna Sordi, si toglie la vita, gettandosi dal balcone. Balistreri riprende con le indagini sospese tempo prima, conscio di non aver prestato al caso l’attenzione che meritava. Si apre così la terza parte, più scorrevole e incalzante della seconda, che, partendo dal suicidio- post omicidio, invita il lettore a raccogliere tutti i tasselli sparsi nel libro e ricondurli ad un finale. Tra colpi di scena arditi, sotto trame molteplici e pagine sovraffollate di personaggi, viene a galla la verità, terribile con tanto di serial killer “di mestiere” e corrispondenze tra personaggi, protagonista incluso.

Roberto Costantini ha analizzato nel suo thriller, primo di una trilogia, la società italiana nel suo genere, con tanto di annientamento personale e strumentalizzazioni politiche.  È passato poi al particolare, con i suoi personaggi con la mente perversa del protagonista e la violenta crudezza della realtà.

La vita la si può buttare tutta in un momento di follia. Un cuscino spinto sulla faccia di una ragazza già quasi morta. Una barca in mezzo al mare dell’Africa e un ragazzo che indossa la muta